A volte le pagine più belle… sono nascoste dietro le piccole note che non avevamo compreso… mentre leggevamo la storia…
Molto spesso siamo talmente impegnati a correre verso un obiettivo, una meta, un proposito, da non soffermarci sui piccoli dettagli di cui invece l’esistenza è piena, quei particolari momenti che siamo convinti possiamo ignorare perché non fondamentali né tantomeno utili nel momento presente. Altrettanto frequentemente addirittura sembriamo proprio non vederli, se non con la coda dell’occhio, distrattamente, però poi, chissà per quale motivo, ci resta addosso la strana sensazione di non aver focalizzato un qualcosa che poteva rivelarsi importante.
Certo, nell’impellenza del presente, nel dover necessariamente dare la priorità a ciò che è piuttosto che a ciò che potrebbe essere, viene da sé che le nostre energie vengano incanalate verso qualcosa di prioritario, di urgente, dando più importanza a volte alla sostanza che non a un contorno apparentemente trascurabile. Così ci perdiamo uno sguardo, un tono, un dettaglio, un particolare che potrebbero cambiare l’intera prospettiva o addirittura potrebbero rendere molto più chiaro qualcosa che in fondo sentiamo non lo è mai stato. Poi però, quando una situazione è chiusa, quando abbiamo conseguito un risultato oppure non siamo riusciti a farlo, quando ripercorriamo momenti passati, ci rendiamo conto che particolari apparentemente insignificanti sono rimasti nella nostra memoria più vivi degli eventi o dei passaggi più essenziali nel momento in cui li vivevamo.
Come mai ci capita di continuare a pensare a una particolare sfumatura che, nel tempo riesce a mettere in ombra tutto il resto del contesto?
Per quale motivo sentiamo quella strana percezione che se avessimo indugiato di più su quel particolare sguardo, quel particolare silenzio, una determinata situazione avrebbe potuto completamente essere diversa?
Perché scegliamo di dare un peso enorme al quadro generale senza considerare che le parti più belle, quelle più intense, quelle più indimenticabili, si possono nascondere invece proprio dietro quelle piccole noticine, quelle postille che fanno la differenza?
Quando siamo impegnati a vivere un’esperienza, una relazione, un episodio, ci concentriamo molto sul risultato finale, sul raggiungere un obiettivo che ci siamo prefissati, sull’ottenere ciò che desideriamo con tutti noi stessi, senza soffermarci a chiederci se è davvero ciò che vogliamo, perché siamo talmente presi dall’entusiasmo della sfida da perdere di vista persino noi. Non solo, ciò che pesa di più è il desiderio di vincere dimostrando a chi ci sta intorno che avevamo ragione, che ce la possiamo fare, che siamo determinati e forti. Spesso però quei piccoli segnali quasi silenziosi, quelle voci sommesse che la vita ci manda, sarebbero capaci di guidarci, di suggerirci anche che non sempre ciò che abbiamo deciso di ottenere è il meglio per noi, che potrebbe esserci altro che può farci sentire meglio, più felici, più realizzati.
Ecco per quale motivo a posteriori ci tornano in mente, la nostra interiorità aveva percepito l’importanza di quel particolare che avevamo notato solo distrattamente, di quella piccola nota in calce alla pagina che però rimane impressa nel ricordo come se l’intuizione suggerisse alla ragione che poteva essere importante e che ignorandola abbiamo chiuso la porta a una possibilità, a un’opzione, all’intensità di qualcosa che ci è sfuggito e che non potrà più tornare. Così, forti di un lavoro introspettivo che ci ha portati a capire quanto sia importante soffermarci sul momento presente, anziché correre verso un futuro che continuerà, per definizione, a sfuggirci, scegliamo di rallentare il ritmo, di aprirci a quelle piccole note, a quelle minuscole sfumature, a quella punteggiatura che tanto sembrava inutile prima quanto diviene fondamentale adesso.
Perché la nostra vita, la storia più bella, è nascosta proprio dentro quelle pagine minori, quei caratteri in piccolo su cui soprassediamo ma che in realtà possono regalarci l’intensa felicità che cercavamo mentre leggevamo le pagine principali.
Marta Lock