La solitudine è una pausa necessaria… per permettere al nostro cuore di sentire il bisogno… di emozionarsi ancora…
Esistono alcune fasi della nostra vita durante le quali ci sembra inconcepibile trascorrere anche un solo momento con noi stessi; questo può dipendere dal fatto che non sappiamo come sostenere un dialogo interiore che ci indurrebbe ad approfondire tematiche che non siamo in grado di affrontare, oppure dalla consapevolezza di aver bisogno di qualcuno che costituisca un appoggio, una scialuppa di salvataggio nella marea dell’esistenza. O ancora, semplicemente, perché non crediamo che la solitudine possa essere la risposta giusta a un malessere con cui non vogliamo misurarci, cedendo alla facile convinzione che la presenza di qualcuno di nuovo possa aiutarci a cacciare via il precedente, quello il cui vuoto è troppo assordante da sentire.
Eppure sentiamo che nonostante stiamo cercando di lasciarci andare, malgrado il nostro atteggiamento costruttivo orientato a creare un rapporto più profondo, a dispetto di tutta la coscienza che quella persona sia teoricamente perfetta per permetterci di risalire dal dirupo in cui siamo scivolati, nonostante tutto dicevo, il nostro cuore, la nostra interiorità sembrano immobili, bloccati all’interno di una bolla dalla quale non riescono a liberarsi, da cui è impossibile creare quella piccola breccia che concederebbe all’altro di entrare un po’ più a fondo. Questo ovviamente genera una barriera frustrante per chi ci sta di fronte e tenta di avvicinarsi e ampliare le sensazioni che ha bisogno di ricevere, e allo stesso modo anche per noi che, oltre a sentirci impotenti, non possiamo fare a meno di nutrire il senso di colpa per tenere legato a noi qualcuno per cui non riusciamo a provare il sentimento che dovremmo… e che vorremmo.
Così, per evitare di protrarre il momento del distacco, che prima o poi è destinato a verificarsi, decidiamo di mettere fine a qualcosa che forse non doveva mai iniziare, perché in fondo era solo un modo per superare un precedente allontanamento, un alleviare l’incapacità di trovarci da soli a fare i conti con noi stessi e metabolizzare e accogliere tutto ciò che è accaduto prima. Sappiamo, perché ne siamo perfettamente coscienti, che stiamo lasciando andare qualcuno di speciale ma siamo altrettanto consapevoli che non possiamo tenere legato qualcuno per cui non proviamo tutte quelle sensazioni che sono fondamentali per sentirci innamorati.
Perché è così difficile a volte pensare di stare da soli?
Cos’è che ci fa tanta paura?
Non è forse meglio guardarci dentro, superare il passato, comprendere cosa vogliamo e avvicinarci a qualcuno per scelta, piuttosto che per bisogno di trovare un equilibrio?
Sicuramente il percorso di autocoscienza che viene dopo essersi guardati dentro, è più faticoso, più doloroso a volte, perché richiede la determinazione di voler sciogliere i nodi, quelli che troppo spesso preferiamo ignorare pur di non andare tanto a fondo da toccarli. Eppure senza quel cammino di approfondimento, senza effettuare quell’arrampicata in solitaria che ci permette di scalare i fantasmi del passato, di superare e risanare le ferite, di affrontare il lutto emotivo che segue la perdita di un amore precedente, non ci sarà possibile evolvere, non sarà pensabile raggiungere quell’equilibrio interiore che ci consentirà di non doverci appoggiare a nessun altro per sentirci forti, per essere sicuri di ciò che siamo senza doverci sentire rassicurati da qualcuno al di fuori di noi.
Prendendo coscienza della necessità trovare il tempo per dialogare con noi stessi nel silenzio della nostra interiorità tutto diventa chiaro, comprendiamo che può essere necessario un più o meno lungo periodo di solitudine affinché le ferite si rimarginino, che il cuore entri in pausa per interrogarsi sulle motivazioni che hanno determinato la fine di qualcosa e abbia il tempo di stare un po’ seduto e fermo in attesa che qualcosa all’improvviso arrivi a coinvolgerlo di nuovo, non in modo tiepido, non solo un po’, bensì completamente, tanto quanto lo era stato prima di quella pausa. Perché la nostra emotività non accetta compromessi e sa di avere bisogno solo di un attimo in più per liberarsi e ricominciare il suo volo.
Marta Lock