Un piccolo soffio dentro uno spiraglio… può anche riuscire a spalancare la porta… su un intero mondo…
Alcune volte crediamo che qualcosa sia definitivamente chiuso, o assolutamente precluso, e non immaginiamo né prendiamo in considerazione la possibilità che in qualche modo possa invece rimanere aperto un minuscolo spiraglio, o di intravedere una sottile lama di luce, che ci faccia trovare il coraggio di avvicinarci e tentare di guardare oltre. Certo, in molti casi questo spiraglio è un inutile tentativo di rimanere aggrappati a ciò che ci sta scivolando via dalle mani contro la nostra volontà, facendoci per questo vedere una realtà modificata che ci rende impossibile prendere coscienza di quanto sta accadendo e ci trasforma in tristi raccoglitori di gocce nella speranza che prima di asciugarsi riescano a trasformarsi in mare.
In altri casi invece, l’incapacità di vedere la realtà ci porta a insistere o incaponirci a voler conquistare qualcosa o qualcuno che ci sfugge, che non dimostra un reale interesse nei nostri confronti e che gioca al gatto col topo lasciando volutamente aperto un piccolo spiraglio utile ad appagare il suo ego che nulla ha a che vedere con un qualche interesse nei nostri confronti… ma quello spiraglio serve a tenerci lì, buoni, in attesa e nella speranza che diventi più grande.
Dunque, scottati da queste esperienze negative in cui l’illusione ha preso il sopravvento sul senso della realtà, perdiamo di vista l’innegabile verità che ognuno è diverso, che ogni persona rappresenta un mondo a sé, che non si può generalizzare e che nella vita, e nelle relazioni, è vero tutto e il contrario di tutto.
Come mai a un certo punto diventa tanto difficile guardare l’altro per come è e non per come sono stati altri prima di lui?
Perché il meccanismo di autodifesa ci fa smettere di cogliere i segnali che qualcuno ci manda nel timore di fraintenderli come già accaduto in passato?
E’ paura di sbagliare? Diffidenza? Mancanza di fiducia in noi stessi o nel nostro intuito?
A pensarci bene in tutte quelle occasioni in cui lo spiraglio era solo immaginato, o lasciato immaginare nel caso in cui i protagonisti del contendere fossimo noi, i segnali di un non reale interesse c’erano stati ma noi, o chi si stava confrontando con noi, ottusamente non avevamo voluto coglierli, entrando dentro un vortice di assurdo delirio dal quale poi uscire si è rivelato molto molto faticoso. A pensarci bene ogni situazione era diversa dalla precedente così come lo sarà dalla successiva perciò precluderci un attento ascolto solo per le paure del passato potrebbe impedirci di vedere quel minuscolo ma reale spiraglio di luce che ci viene lasciato, quasi come invito ad aprire un po’ di più la porta; forse siamo noi stessi ad aver talmente tanto desiderio che qualcuno soffi delicatamente per scoprire ciò che non siamo più capaci, o non ci sentiamo più liberi, di mostrare, da attuare quello stesso meccanismo di difesa del trincerarci dietro una porta per vedere quanto l’altro abbia davvero voglia di aprirla, con coraggio e delicatezza. Meccanismo tanto reale quanto le volte in cui, non avendolo utilizzato, ci eravamo trovati scoperti e senta alcuna protezione.
Compreso dunque che quel piccolo spiraglio non è un modo per tenerci appesi bensì una reale esigenza dell’altro di attendere e prendere tempo per capire di noi ciò che solo il tempo può svelare, compreso che dietro quella porta apparentemente chiusa non si nasconde l’ombra del rifiuto o la certezza del distacco bensì semplicemente una muta richiesta di entrare, con delicatezza, per scoprire il mondo che si nasconde dietro di lei, compreso che l’attesa è stata necessaria per capire quanta voglia avessimo di guardare oltre, a quel punto tutto diviene chiaro, così come assolutamente innegabile è la realtà che siamo ancora lì a pensare a come aprirlo quello spiraglio.
Forse perché, fin dall’inizio, avevamo intuito che quella volta era diversa, che in quel caso non si trattava di un inganno della nostra immaginazione né di un assurdo tentativo di restare aggrappati con le unghie e con i denti a qualcosa che voleva a tutti i costi finire. Fin dall’inizio avevamo intravisto che dietro la rigidità della porta si nascondeva un mondo meraviglioso protetto da tutto e da tutti, un mondo che aspettava solo di rivelarsi a chi, con delicatezza, avrebbe dato quel soffio sull’anima leggero ma costante da spalancare lentamente la porta su un’interiorità talmente ricca da dover essere gelosamente protetta.
E da lì in poi i due mondi si fonderanno.
Marta Lock