Ciò che diciamo o non diciamo… dipende dalla nostra predisposizione a rivelarci… e dalla sensibilità di chi ci ascolta nel riuscire a farci aprire…
Quante volte ci siamo trovati davanti a un muro invalicabile che non riuscivamo ad abbattere in nessun modo, nonostante i numerosi tentativi?
Perché qualcosa che facevamo o dicevamo con tanto sincero interesse, provocava una chiusura inconcepibile, secondo il nostro modo di vedere le cose?
In quante occasioni ci siamo invece trovati nella situazione opposta, cioè di sentire di non riuscire ad aprirci sebbene volessimo farlo con ogni fibra del nostro corpo?
Da cosa dipende? Dal momento? Dall’altro? Dalle nostre paure?
Nel corso delle pagine che abbiamo scritto man mano che procedevamo nel sentiero della nostra vita, abbiamo messo talmente tanti punti e chiuse così tante parentesi da aver girato il chiavistello più e più volte a protezione di quell’interiorità, di quelle sensazioni che ci avevano trascinati in un mulinello di emozioni, per poi lanciarci lontani nel momento in cui il tornado diminuiva di intensità, da renderci via via più difficile la capacità di aprire uno spiraglio per lasciare che qualcuno possa affacciarsi e guardare oltre ciò che scegliamo di mostrare al mondo. Allo stesso modo perciò, gli altri, quelli da cui siamo tanto impegnati a proteggerci, sviluppano la stessa capacità difensiva che attivano, tanto quanto facciamo noi, nel momento in cui si sentono a rischio nella parte più debole, generando perciò di fatto una vera e propria incomunicabilità su tutti gli argomenti che vadano oltre i classici rapporti di lavoro, o di momenti conviviali legati allo svago, o di incontri fugaci che caratterizzano la società odierna.
Arriva però una fase in cui comprendiamo che non è possibile continuare a galleggiare nella superficie, che è necessario rivelare ciò che non può rimanere silenzioso in un angolo troppo a lungo, non è giusto per l’altra parte di noi quella nascosta ma intensa, così iniziamo ad ascoltare gli altri in un modo diverso, anzi noi per primi cominciamo a parlare in maniera differente ma solo e unicamente con chi sentiamo affine, con chi non ci fa sentire minacciati, con chi dimostra di voler davvero ascoltare ciò che stiamo dicendo, con chi ci farà sentire accolti, e che di conseguenza potremo accogliere, nella nostra essenza, così come siamo, in punta di piedi per non farci sentire aggrediti o spaventarci, perché questo è l’unico modo per arrivare a noi.
Apriamo una nuova pagina bianca in cui teniamo da parte i punti e le parentesi e scriviamo a mano libera facendo molta attenzione a svelare lentamente mentre scopriamo l’altro, in un modo circospetto ma al tempo stesso fiducioso, goccia a goccia lasciando uscire quelle perle dell’anima che avevamo tenuto dentro troppo a lungo, così come a sua volta aveva fatto lui. Aspetteremo chi sarà capace di farci sentire talmente sereni e tranquilli, oppure che riuscirà a leggerci dentro nonostante facciamo di tutto per nascondere, tanto quanto noi riusciamo a leggere lui, e così scompariranno tutti i momenti sbagliati, i periodi bui in cui avevamo sostenuto con forza che non eravamo pronti per compiere quel percorso di apertura, perché eravamo spaventati, perché non ci fidavamo più di nessuno…
Tutto vero finché però non abbiamo trovato quell’affinità elettiva, quel sentirsi in silenzio, quel sapere che l’altro non voleva ottenere niente, non desiderava prendere la nostra interiorità e farla a pezzetti come altri prima, non voleva guardare per poi fuggire, perché ciò che aveva intuito fin dal primo momento era la comprensione inspiegabile di cosa c’era oltre, quella chiave magnetica che aveva fatto capire a entrambi di essere così simili da non dover nascondere nulla, perché nessuno dei due avrebbe mai ferito o tradito o approfittato, perché nessuno dei due sarebbe scappato dopo aver scoperto.
Questa è la combinazione giusta, quella complementarità che permette di fare e dire sempre la cosa giusta, non nel senso universale bensì giusta per le due parti che si trovano una di fronte all’altra, vestite di un passato che improvvisamente diviene meraviglioso proprio perché le ha portate proprio lì, in quell’istante in cui si sono finalmente incrociate. Una combinazione che è diversa e molteplice tanto quanto diversi e molteplici sono gli individui, ognuno con sensibilità differenti e modi di parlare e di parlarsi che possono risultare incomprensibili a qualcuno ed estremamente chiari a qualcun altro, perciò è solo aspettando quell’inspiegabile magnetismo che potremo riuscire a scoprire e comprendere, senza sforzo e senza barriere, la sensibilità e l’interiorità di chi sapremo sarà il solo a possedere l’unica chiave per arrivare finalmente a noi.
Marta Lock