Vado via per un po’

Il modo migliore per perdersi spesso… è cercare di trovarsi… così come il modo migliore per trovarsi… è quello di decidere di perdersi…

Nella società contemporanea ogni incontro, ogni rapporto interpersonale sembra inspiegabilmente complicarsi, dopo i primi approcci idilliaci e piacevoli, e generare una serie infinita di incomprensioni che difficilmente riescono a trovare una risoluzione. Ciò è probabilmente dovuto alla fretta con la quale tendiamo ad approcciare l’altro, certi di poter intuire velocemente cosa davvero sta cercando di sottintendere, ma anche alla mancanza di reale ascolto e attenzione a tutto ciò che in qualche modo è esterno a noi, incapaci in fondo di osservare la realtà da un punto di vista più empatico, senza valutarla attraverso il filtro del nostro comportamento e delle nostre peculiarità caratteriali bensì comprendendo le azioni e le reali intenzioni di chi non può che essere diverso da noi solo per il fatto di essere un individuo a sé.

Arroccandosi ognuno nella propria posizione che inevitabilmente diventa difensiva proprio a causa della sensazione condivisa di non riuscire a parlare un linguaggio comune, nella convinzione che nessuna delle due parti sia in grado, né tutto sommato interessata, a capirsi, diviene necessario prendere le distanze da ciò che in quella fase è troppo difficile e complicato per poter essere compreso e per diventare un modo piacevole di condividere momenti ed emozioni le quali, di conseguenza, vengono tenute all’interno di un’interiorità che non si sente compresa e dunque accolta. A quel punto, malgrado il legame che indubbiamente esiste, si verifica un distacco, una chiusura che in qualche modo alleggerisce la mente e le emozioni troppo distorte proprio a causa di incomprensioni ed equivoci che non ci consentono la serenità e l’apertura di cui necessitiamo per sentire il desiderio di costruire.

Perché non riusciamo a trovare il punto di dialogo, quella linea dalla quale partire per esprimere ciò che vorremmo fosse intuitivamente compreso, sebbene il livello di conoscenza non sia sufficientemente avanzato da consentirci una simile intesa?

È solo una questione di incompatibilità oppure entrambi abbiamo bisogno di maturare e assumere consapevolezza del nostro approccio alle emozioni prima di essere in grado di accogliere quello dell’altro?

Come mai è più semplice fuggire anziché cercare un confronto più profondo con qualcuno a cui evidentemente teniamo?

Nell’inconsapevolezza su cosa possa trasformarsi un incontro emotivo nel corso del tempo e coinvolti dal vortice della contemporaneità per cui tutto ciò che perdiamo o che ci sfugge può trovare facilmente un sostituto, un facile rimpiazzo subito dopo, non comprendiamo l’importanza dell’unicità di un’emozione che invece può rivelarsi molto più forte e solida di quanto avremmo immaginato, e soprattutto di quanto quelle premesse fatte di silenzi, di modi di fare non limpidi e non chiari per come siamo abituati a comportarci noi o ad aspettarci di ricevere, possano invece rivelare un legame profondo capace di andare oltre una distanza necessaria e al tempo stesso funzionale a farci riflettere e approfondire la conoscenza di noi stessi. L’allontanamento diventa momento introspettivo, si trasforma in presa di coscienza di un sentimento che deve essere scoperto e accolto con un tempo più lungo di quello accelerato della vita moderna, che ha bisogno di essere ascoltato in tutte le sue sfumature prima di diventare desiderio di ritorno verso ciò che è stato lasciato indietro ma che continua a essere presente nella nostra interiorità.

Non appena ritroviamo i veri noi stessi, quelli che avevamo perduto dentro il vortice di un’esistenza che non eravamo in grado di comprendere fino in fondo, ci viene naturale fare un passo verso l’altro che, ce ne rendiamo conto in maniera immediata come se la precedente incapacità di capirsi si fosse trasformata in intesa profonda che va oltre le parole, non stava aspettando altro che una nuova opportunità per ritrovarci e ricominciare, alla luce di un’inedita apertura e desiderio di costruire, tutto ciò che prima era stato interrotto.

 

 

Marta Lock