Verso il sole

Ascoltando profondamente noi stessi… diamo l’opportunità a noi di esprimerci con maggiore consapevolezza… e agli altri di comprenderci con maggiore chiarezza…

Nelle fasi più nebulose e confuse della nostra vita emotiva, può esserci successo di aver subìto qualcosa che poi è rimasto galleggiante in un angolo remoto della nostra testa, pronto a saltar fuori nel momento più impensato e con persone che niente hanno a che vedere con chi ci ha inflitto la sofferenza. Molto spesso risulta davvero difficile razionalizzare ciò che ci accade nel periodo immediatamente successivo alla ferita così, per andare avanti e mettere un punto più velocemente, optiamo per la soluzione apparentemente più semplice: ignorare. Ma il dolore, la sofferenza, i perché non guardati, non compresi, non analizzati, non spariscono solo perché non vogliamo guardarli ed emergono con prepotenza nel momento meno indicato.

Magari quando stiamo vivendo una storia bellissima che ci fa sentire come abbiamo sempre voluto ecco che, per una frase, per un silenzio o per una risposta, ripiombiamo mani e piedi in quell’episodio del passato, più o meno recente, che ci riporta indietro nel tempo nonostante siamo perfettamente consapevoli di essere andati avanti, di trovarci di fronte a qualcosa di completamente diverso. A quel punto dovremmo essere tanto lucidi da non riversare sulla persona che ci sta rendendo la vita più bella, le frustrazioni provocate da qualcun altro in passato, da non rispondere a una situazione attuale come avremmo dovuto invece farlo in precedenza con chi c’è stato prima, da non confondere due persone diverse, con caratteristiche completamente differenti, solo perché un episodio ci ricorda quel qualcosa di galleggiante che avevamo nascosto sotto il tappeto della nostra mente.

Perché nonostante le esperienze, nonostante la maturità raggiunta, facciamo fatica a staccarci da quelle sensazioni che ci hanno feriti tempo prima?

Come mai è così difficile mantenere la lucidità davanti a una ferita che ha sanguinato a lungo?

Non sarà forse per il fatto di non aver avuto la forza di affrontarla, ragionare sulle motivazioni e sull’atteggiamento dell’altro e assolverci da una colpa che probabilmente non abbiamo affatto commesso?

O forse è stata l’impossibilità di poterci confrontare con l’altro in maniera adulta, perché davanti alle nostre domande le risposte erano silenzi, chiusure e fughe, ad averci lasciato in bocca il sapore amaro del dubbio e dell’insicurezza?

Nonostante abbiamo raggiunto un equilibrio con noi stessi, una visione completa del nostro modo di essere e siamo soddisfatti del raggiunto spessore interiore, alcuni comportamenti, alcune perplessità, alcune non risposte possono generare un senso di incertezza, delle paure che, se non portate alla luce e affrontate, rimangono latenti e fanno passare una nuvola sul cielo azzurro e limpido del presente. Così comprendiamo che la parte che ci è mancata probabilmente è quella fondamentale dell’analisi, dell’attento ascolto di ciò che è accaduto, delle emozioni che ne sono derivate che, sebbene negative, avremmo dovuto prendere come momento di crescita, un gradino in più nella consapevolezza di noi stessi, un momento importante nella comprensione del fatto di non essere responsabili dei meccanismi che scattano negli altri, che possono essere generati da un carattere particolarmente discostante dal nostro, da un passato a noi sconosciuto o semplicemente da una reazione di causa-effetto che si è attuata solo quando il nostro modo di essere è entrato in contatto con quello di un altro.

Nel momento in cui sentiamo affiorare una reazione che non ha nulla a che vedere con ciò che viviamo nel presente, anziché reagire in modo istintivo lasciando senza parole chi ci guarda nel modo giusto, e ci respira come sempre avremmo voluto, inconsapevole del nostro momentaneamente strano percorso mentale, dovremmo fermarci, aspettare, far andare giù l’impulso e respirare.

Ascoltando il ritmo del respiro, trovando l’ombra del passato che ci ha confusi e ci ha distolti dalla lucidità del vivere serenamente il presente, possiamo scavare nella nostra mente, compiere quel percorso di consapevolezza che avevamo accantonato, prendere il nostro bellissimo presente e spiegargli quei perché di cui eravamo a malapena consapevoli, con tutta la chiarezza di chi ha compreso, ha analizzato e ha superato. L’altro ci comprenderà, accoglierà le nostre paure, diraderà le nostre nubi, ci prenderà per mano e, dolcemente, ci porterà verso il sole.

 

Marta Lock