A volte è necessario fare un passo indietro…e metterci nei panni degli altri…se desideriamo che gli altri facciano un passo avanti…e vengano verso di noi…
Quante volte ci è capitato di iniziare una relazione, una storia o un’avventura con tutto l’entusiasmo del caso salvo poi renderci conto che stavamo correndo su un treno più rapido rispetto all’altro?
In quanti casi abbiamo protestato portando l’altro a conoscenza delle nostre esigenze senza ascoltare invece le sue?
Non abbiamo forse spesso creduto che la mancanza di tempo da dedicare a noi corrispondesse necessariamente a una reale mancanza di interesse?
Effettivamente quando qualcosa inizia è davvero raro che susciti lo stesso forte interesse contemporaneamente in entrambe le parti coinvolte e una delle due di solito si fa prendere dalle emozioni in modo più intenso rispetto all’altra. Perciò è inevitabile che la parte che sta correndo di più senta una maggiore esigenza di dedicare il proprio tempo libero alla persona che finalmente, a volte dopo lunga attesa, ha risvegliato i suoi sensi o le sue emozioni oppure entrambe. E anche se non rende partecipe l’altro della sua silenziosa esigenza ciò non vuol dire che altrettanto silenziosamente non si aspetti una corresponsione.
Ma l’altro sembra essere preso talmente tanto nel vortice della propria vita e dei propri impegni da essere sì presente ma di fatto da non riuscire a ritagliare molti momenti da dedicare alla relazione appena iniziata. Nel caso di persona particolarmente sensibile e attenta possiamo anche assistere a scuse e spiegazioni che motivano la sporadica presenza con impegni di lavoro o di vita o sportivi o di mille altre ragioni che inducono quindi il più coinvolto a fare un passo indietro e desiderare di comprendere e apprezzare la franchezza e la correttezza nel dare spiegazioni che altri in passato hanno negato e di sforzarsi di svestire i propri panni e mettere in secondo piano il proprio desiderio e la propria esigenza per tentare di guardare le cose dal punto di vista dell’altro.
E l’altro felice apprezza e gioisce della nostra capacità di comprensione rilassandosi e continuando indisturbato la propria vita certi della nostra disponibilità e della nostra scelta di attendere i suoi tempi e comprendere i suoi perché.
Qual è il confine tra il credere e l’essere disponibili verso l’altro e il lasciare che una persona approfitti della nostra disponibilità?
Dove dovrebbe finire l’ascolto dell’altro e iniziare quello di noi stessi?
Se in passato abbiamo messo in primo piano le nostre esigenze chiedendo anche con forza che venissero ascoltate ottenendo in cambio una momentanea accondiscendenza trasformatasi poi in allontanamento, saremo sicuramente portati a decidere di andare noi questa volta incontro all’altro, credendo in lui e nella sua sincerità e desiderio di dare comunque rilevanza a ciò che stiamo vivendo insieme. Poi però guardando più approfonditamente la realtà dei fatti iniziamo a tirare le somme domandandoci per quale motivo l’altro riesca a trovare il tempo per fronteggiare ognuno dei suoi impegni, lavorativi o meno, ma non quello per fare un po’ di posto anche a noi relegandoci ai ritagli di tempo.
A quel punto i passi indietro che avevamo deciso di fare per ascoltare le sue esigenze e andare verso di lui dovrebbero corrispondere a passi avanti fatti da lui per dimostrarci di voler venire verso di noi ma se così non è…non possiamo fare altro che domandarci e domandargli se ne vale la pena, senza paura della risposta, qualunque essa sia. A quel punto e solo a quel punto sapremo che il passo indietro verso la disponibilità e l’ascolto che abbiamo compiuto è stato fatto per qualcuno che aveva davvero solo bisogno di organizzare la sua vita per darci il nostro spazio, e a quel punto assisteremo dunque a un sorridente e deciso passo avanti verso di noi, oppure per qualcuno che nella sua vita non voleva farci entrare se non per brevi e marginali momenti.
In ogni caso quel passo è stato fondamentale per capire chi fosse l’altro e all’altro per capire chi siamo noi.
Marta Lock