Nell’anima si nascondono parole e segreti… che nessuno potrà mai scoprire… a meno che non riesca a guardarvi dentro…
Il vivere contemporaneo, i continui incontri che facciamo, le differenti persone con cui entriamo in contatto e le esperienze che da quel via vai di persone si susseguono, ci inducono ad acquisire una saggezza e un controllo delle nostre emozioni che forgiano la nostra personalità di adulti. Diversamente dai periodi precedenti, quelli più spensierati e contraddistinti dalla scoperta di nuove sensazioni e dalla incapacità di gestirle, nella fase più matura tendiamo a domare le intemperanze, a tenere sotto il controllo della ragione tutte le circostanze che provocherebbero un terremoto emotivo dopo il quale non saremmo più gli stessi di un attimo prima. Quelle casualità che si susseguono, alcune felicemente esaltanti altre incredibilmente tristi e deludenti, ci costringono a buttare la cenere della sofferenza sotto il tappeto della memoria, nella convinzione che certe emozioni sia meglio dimenticarle e nasconderle anche a noi stessi per non farci sentire, e apparire, deboli, esposti con tutte le nostre fragilità.
A lungo andare, con gli incontri successivi, tendiamo a cronicizzare la nostra appresa inclinazione a celare quelle emozioni dietro l’immagine di altro, come nelle ombre cinesi dove tutto è diverso da come appare, per non rischiare di esporci trovandoci poi a dover correre ai ripari e mettere un cerotto sopra una nuova cicatrice che non vogliamo ci segni. La nostra riservatezza spesso appare come un muro, un’alta barriera, agli occhi delle persone che stiamo conoscendo e malgrado siamo consapevoli di quanto non sia possibile conoscere davvero qualcuno finché non gli si apra la strada verso l’interiorità più profonda, non siamo capaci di rinunciare o abbassare quelle barriere difensive che ormai fanno parte di noi. Né tanto meno possiamo svelare quei segreti dell’anima che non abbiamo il coraggio di lasciar affiorare neanche quando siamo in dialogo solitario con la nostra anima; eppure quando ci troviamo davanti a qualcuno che ha il nostro medesimo atteggiamento difensivo realizziamo quanto sia complesso riuscire a comprenderne le sfumature, intuiamo quanto ci sia di non detto e quanto quel non detto influenzi la sintonia che potremmo instaurare con quella persona.
Perché nell’età adulta anziché aprirci tentiamo di chiuderci rendendoci di fatto inaccessibili?
Come mai preferiamo rendere complicato un avvicinamento profondo anziché manifestarci con tutte le forze e debolezze che fanno parte di noi e che si sono consolidate anche grazie alle ferite che tanto accuratamente nascondiamo?
Cos’è che ci spaventa di più nello svelarci all’altro?
Probabilmente il processo di autodifesa comincia in modo istintivo, del tutto inconsapevole su quanto si sedimenterà racchiudendo la nostra anima dentro ombre, veli e schermi che difficilmente apriremo all’esterno, perché diventiamo troppo abituati a stare in piedi da soli per appoggiarci a qualcuno che prima o poi, conoscendo i nostri punti deboli, potrebbe farci mancare quell’appoggio di cui tutti abbiamo bisogno. Così, al sicuro dentro la nostra armatura, procediamo certi che nessuno potrà mai nuocere a quell’anima fragile che nasconde una sensibilità profonda e intensa, e che proprio per questo potrebbe costituire un punto debole che non possiamo, e non vogliamo più mostrare. Perché vogliamo bastare a noi stessi, e perché riteniamo di non aver bisogno di qualcuno che entri nella nostra esistenza, ci chieda tutto di noi, e poi un bel giorno sparisca e ci volti le spalle.
Nonostante questa posizione netta però, un giorno all’improvviso potremmo imbatterci in una persona speciale che non appena incrocerà il suo sguardo con il nostro si soffermerà oltre le ciglia dietro cui celiamo la profondità dell’anima, saprà scoprire in un solo attimo tutto ciò che a mille altri abbiamo abilmente nascosto e resterà lì, immobile, perché avrà letto in un attimo tutta la nostra storia e ne sarà rimasto talmente rapito da non voler essere in nessun altro luogo diverso da quello in cui ci ha incontrati.
Marta Lock