Cerchi nell’acqua

Spesso vediamo solo ciò che appare…non tanto perché ciò che è viene nascosto…quanto perché richiede un maggiore sforzo di approfondimento…

Nelle corse quotidiane che costituiscono la normalità della nostra vita facciamo incontri che in un istante catturano prepotentemente la nostra attenzione magari a causa di un dettaglio, di uno sguardo, di un tono di voce particolare o addirittura semplicemente di un profumo che cattura il nostro olfatto; se siamo sufficientemente veloci e svegli riusciamo a non perdere l’attimo fuggente che ci permette di non lasciar andare come un soffio di vento l’occasione di avvicinare ciò che tanto ci ha colpiti. L’avvicinamento non fa altro che darci conferma delle fugaci sensazioni istintive avvertite a distanza e la consapevolezza di aver catturato l’unico momento che avrebbe potuto far finire quell’incontro nel cestino dei tanti altri che facciamo ogni giorno, ci riempie di soddisfazione e di autocompiacimento.

Come dei bambini che tirano a bruciapelo dei sassi nell’acqua per guardare i cerchi concentrici che si generano subito dopo il contatto, osserviamo la bellissima superficie di chi è stato capace di distrarci da ciò in cui eravamo immersi fino al punto di spingerci ad agire e ci rendiamo conto che quella superficie ci piace tanto da desiderare un nuovo incontro, soprattutto se in quell’istante di contatto non siamo riusciti a fermare il tempo dei nostri impegni abbastanza a lungo. Il nuovo incontro, tanto atteso, finalmente avviene ma, dopo l’entusiasmo iniziale, inizia a rivelare delle note stonate che precedentemente non avevamo sentito suonare e che non derivano dalla rinnovata visione dello splendido involucro che anzi ci appare anche più bello della prima volta, bensì da ciò che dice, dal modo di dirlo o da una visione delle cose che sentiamo stridere a contatto con la nostra.

In quel momento ci troviamo di fronte a due diverse opzioni: continuare a guardare la bellissima superficie lasciandoci quasi ipnotizzare dai cerchi d’acqua con i quali ci abbaglia oppure ascoltare le note che ci chiedono di guardare più in profondità e comprendere quanto di ciò che ci piace sia anche capace di farci stare bene.

Perché a volte ci sembra molto più logico credere che dentro un bel pacchetto si nasconda qualcosa di prezioso?

E cosa ci rende convinti che un contenitore anonimo non possa racchiudere un tesoro tanto ricco quanto insospettabile?

Per quale motivo preferiamo continuare a lasciarci abbagliare dalla bella superficie assorbendo ciò che l’altro desidera farci credere, senza fare lo sforzo di mettere la testa nell’acqua per osservare con i nostri occhi cosa c’è nel fondo?

A volte approfondire, constatare, valutare ci fa quasi sentire in colpa perché sappiamo di non dare fiducia alle parole di chi ci troviamo davanti, ma è anche vero che abbiamo il dovere verso noi stessi e verso gli altri di affrontare la realtà relazionandola a noi e al nostro modo di essere anche se questo significa rinunciare a chi ci piace tanto da farci desiderare che dica tutto ciò che vorremmo ascoltare, poco importa se sia vero o meno.

Quindi nel momento in cui scegliamo di continuare a farci attirare dal luccichio senza voler dar peso allo stridio, alle note stonate e ai momenti di disagio che ci fanno rendere conto a livello inconscio di non avere tantissimi argomenti di conversazione, stiamo decidendo che è molto più facile credere anziché approfondire…sebbene la bugia che ci raccontiamo è che ci piace dare agli altri il beneficio del dubbio.

Quando poi lo stridio inizia a diventare acuto come un gesso sulla lavagna non possiamo fare altro che metterla la testa sott’acqua e osservare con molta attenzione che in quella profondità non ci troviamo affatto bene e che sarebbe stato molto meglio andare in fondo molto prima, vincendo la paura delle alghe che ci avrebbero sfiorato le gambe, piuttosto che restare a galleggiare in superficie.

In quel momento apprenderemo che lo sforzo di approfondimento fatto inizialmente può determinare un passo avanti verso la conoscenza di noi stessi e dell’altro…e quando la prossima volta vedremo un sasso sull’acqua anziché lasciarci incantare dai cerchi che disegna il suo passaggio forse decideremo di immergerci e vedere su quale fondo andrà ad appoggiarsi.

 

Marta Lock