Cosa ho fatto di sbagliato?

Ciò che le persone fanno o non fanno… non identifica come siamo o cosa manca a noi… bensì come sono e cosa temono loro…

La tendenza all’introspezione e l’attitudine a mettere in discussione nostri modi di essere e comportamenti, ci può condurre verso un percorso in cui le nostre responsabilità sono sempre maggiori di quelle delle persone con cui entriamo in contatto, e ci porta altrettanto spesso ad assumerci colpe che non abbiamo e punti di vista completamente errati su nostri atteggiamenti che hanno l’unico difetto di appartenere a noi. Nelle relazioni di tipo sentimentale questa attitudine si radica strato dopo strato, incontro dopo incontro, fino a diventare il focolaio di forti insicurezze che generano relazioni disequilibrate perché basate sul bisogno che l’altro ci accetti, che non ci rifiuti e che non veda quelle imperfezioni che avevano fatto andare via i precedenti prima di lui.

Dunque guardiamo ogni sua azione e comportamento come la reazione a qualcosa di noi che proprio non riesce a tollerare, facendoci sentire inadeguati a stargli accanto e stimolati così a dare di più, a fare di più, per apparire migliori e fornirgli un motivo per restarci accanto. Chiaramente questo tipo di approccio alla relazione si dimostra alla lunga completamente inadatto sia perché nasconde la nostra vera essenza che dovrebbe essere l’unica a essere accettata, accolta e amata da chi deciderà di starci accanto, e sia perché induciamo l’altro a deresponsabilizzarsi evitando di fare, a sua volta, delle riflessioni che lo porterebbero a far emergere le proprie mancanze nei nostri confronti. Peraltro entriamo in questo modo all’interno di un meccanismo in cui la persona con cui ci relazioniamo si accomoda, più o meno consapevolmente, dentro la convinzione di essere sempre nel giusto perché tanto ci siamo noi a mettere da parte noi stessi e le nostre certezze pur di portare avanti il rapporto, così come cresce in lui la consapevolezza di poter commettere errori certo che troveremo il modo di giustificarlo attribuendo a noi e alle nostre imperfezioni la causa del suo sbaglio.

Perché tendiamo spesso a credere che gli atteggiamenti inspiegabili e immotivati degli altri nei nostri confronti dipendano sempre da noi?

Cosa ci induce a ritenere che le mancanze dell’altro siano da attribuire alla nostra sottile sensazione di non essere abbastanza?

In quale momento abbiamo cominciato a mettere in dubbio noi stessi e la nostra personalità in virtù di azioni e comportamenti di altri?

Molto, troppo frequentemente, le persone non agiscono per farci capire qualcosa o per criticare in maniera passiva aggressiva il nostro modo di essere e di porci, bensì lo fanno per difendere e proteggere se stessi, da timori, paure, insicurezze, per esorcizzare fantasmi del passato, o per mantenere un controllo che diversamente perderebbero, dunque nella maggior parte dei casi ciò che fanno o dicono non è rivolto specificatamente a noi. Ciò che fanno o dicono fa parte delle loro barriere difensive che non hanno ancora affrontato, dei muri che non hanno ancora abbattuto, delle battaglie con se stessi che non hanno ancora vinto. Perciò non dobbiamo affatto andare a scavare nelle nostre azioni e nelle nostre parole per dare un senso a un evento che ha scatenato una reazione o una risposta inaspettate, semplicemente dobbiamo fare un passo indietro e lasciare che sia l’altro a riflettere su se stesso, e noi a decidere se valga davvero la pena continuare a relazionarci con qualcuno che ha bisogno di un capro espiatorio pur di evitare di guardarsi dentro.

In quel momento potremo capire che forse la nostra capacità di fare una profonda autoanalisi non deve necessariamente coniugarsi con un atteggiamento accondiscendente o accomodante, non deve generare il bisogno di restare attaccati a chi non ha il nostro medesimo approccio alla relazione, deve piuttosto dirigerci verso qualcuno che abbia raggiunto un maggiore equilibrio emotivo e che sia in grado di accettarci, e di farsi accettare, con tutto quel ventaglio di pregi e difetti che contraddistinguono ogni individuo. Qualcuno per cui essere perfetti malgrado conosca tutte le nostre imperfezioni e che si assuma serenamente la responsabilità delle proprie.

 

 

Marta Lock