Cosa sei?

La fretta di dare un nome a qualcosa…può farci perdere l’occasione di lasciarla crescere…senza rete e senza catene…accettandola semplicemente per come è…

Dopo un lungo periodo trascorso da soli può succederci di fare quello strano e inaspettato incontro che ci riporta indietro nel tempo a quando il nostro cuore si era tuffato mani e piedi dentro una situazione che in quel momento preciso ci aveva resi estremamente felici e appagati. Il rinascimento emotivo dal quale siamo trascinati ci permette di vivere intensamente ogni singolo istante senza preoccuparci del dopo, del come e del perché, semplicemente respiriamo a pieni polmoni il nuovo incredibile regalo che la vita ci ha fatto.

Con il tempo però, quando la sensazione di straordinarietà si inizia ad affievolire e ciò che in principio non aveva bisogno di denominazioni né di spiegazioni comincia a rientrare nei canoni della normalità, o per meglio dire di ciò a cui lentamente ci abituiamo, realizziamo che non sappiamo descrivere né dare un nome al tipo di rapporto che abbiamo accolto nella nostra vita. Quindi davanti alle richieste dei conoscenti di sapere di più sull’argomento ci sentiamo imbarazzati nel rispondere che non abbiamo ancora avuto il tempo di delimitare i confini di ciò che stiamo vivendo, non solo, i loro sguardi increduli come se fosse incredibilmente fuori dalla norma non avere idea di come chiamare la persona che condivide con noi quel nuovo percorso e il percorso stesso che stiamo costruendo con lei, ci mettono a disagio al punto di indurci ad affrontare l’argomento seppure in tempi non dettati tanto dalle nostre esigenze quanto dalle richieste esterne alla coppia.

Ma anziché prendere il toro per le corna cerchiamo di indurre l’altro a comportarsi o adeguarsi a quei canoni imposti dagli altri che poco hanno a che vedere con il nostro sentire e che tutto sommato siamo noi i primi a ritenere inutili quanto prematuri. E con grande sorpresa l’altro, sentendosi quasi obbligato a definire qualcosa che ancora non si sente di fare, sebbene fino a quel momento si sia comportato proprio nel modo di cui noi avevamo bisogno per sentirci bene, inizia a distaccarsi e raffreddarsi, lasciandoci increduli ad assistere a una ritirata che mai ci saremmo aspettati.

Perché a volte le influenze esterne ci impediscono di vivere a piene mani ciò che di straordinario la vita ci regala?

Cosa importa quale nome diamo a un rapporto o alla persona insieme alla quale lo viviamo se tutto ciò che fa ci rende felici?

Cos’è che a un certo punto ci fa sentire imbrigliati dentro le convenzioni e la superficialità dell’apparenza invece di lasciare che sia la situazione a prendere lentamente la forma che avrà in base alle emozioni e ai sentimenti che proveremo?

Davvero un nome o una definizione possono rassicurarci sul destino di una relazione?

Nel momento in cui vediamo scivolare via la persona che ci aveva riempito la vita solo e unicamente a causa della nostra fretta di assecondare le richieste di chi non sarebbe mai capace di vivere al di fuori delle convenzioni, sentendoci pressati dalla nostra immotivata ansia di avere rassicurazioni che nessun nome potrà mai darci, ci rendiamo conto di aver permesso che lo spazio da lasciare al fluire dei sentimenti e delle emozioni è stato completamente occupato dalla razionalità di voler vedere oltre ciò che i tempi permettevano. Nel momento in cui ciò che avevamo finalmente ritrovato dopo tanto tempo passato in solitudine si allontana da noi a causa della nostra incapacità di combattere per qualcosa al di là del nome che porta o della definizione che ci chiedono di dare, realizziamo che noi per primi forse non saremmo stati capaci di dargliela se la richiesta fosse stata rivolta a noi dall’altro.

A quel punto capiremo l’inutilità del denominare qualcosa di indefinibile e di affrettare i tempi di ciò che ha tutto il diritto di crescere spontaneamente e di fluire secondo il proprio personale movimento e ci renderemo conto che la rete e le catene che l’altro non è riuscito a tollerare sono le stesse che non avremmo sopportato noi…e scopriremo, purtroppo a nostre spese , che ciò che conta davvero non è il dire o il raccontare, bensì il vivere.

 

 

Marta Lock