Così è, se ti pare

Incomprensioni

Esistono intenzioni ed esistono reazioni… le seconde spesso sono generate dalle prime… soprattutto quando le prime vengono fraintese…

Molto spesso le dinamiche della vita contemporanea si complicano in virtù dell’incapacità di comprendere l’altro, o gli altri, che interagiscono con noi; la mancanza di un’apertura sincera verso le persone con cui entriamo in contatto, così come le barriere difensive che nel corso del tempo abbiamo eretto a difesa di una fragile interiorità, aumentano le difficoltà nel conoscersi, nel vedere gli altri per come sono e non per come ci convinciamo che siano. E, di contro, realizziamo di essere noi i primi a nasconderci dietro atteggiamenti e dinamiche tendenti a non esporci troppo, a tenere celate alcune debolezze che potrebbero essere facilmente ferite.

In tutto questo difendersi e mascherarsi, proteggersi e autotutelarsi, si complica ancora di più la possibilità di fraintendere azioni e reazioni degli altri verso di noi e, viceversa, di ciò che compiamo noi e che può arrivare in maniera completamente differente, se non a volte opposta, al nostro interlocutore. A complicare le già difficili interrelazioni subentra anche il nostro inevitabile legame con il passato, più o meno recente, che assume la duplice funzione di proteggerci dai possibili nuovi errori ma al tempo stesso diviene una zavorra che spesso ci impedisce di vedere le cose nella loro evidenza attuale. Il suo filtro deforma la percezione sul presente, perché ciò che è stato ci ha lasciato delle cicatrici sulle quali dobbiamo a tutti i costi mettere un cerotto protettivo che non permetta che si riaprano in alcun modo, e dunque ci viene naturale interpretare un comportamento sulla base del ricordo di qualcosa di simile che è già capitato, su cui siamo già passati, reagendo in modo perfetto per l’evento precedente da cui, molto spesso, non avevamo saputo proteggerci con la stessa prontezza, modo che però può risultare completamente fuori luogo per l’evento attuale.

È giusto mettersi sulla difensiva a prescindere dalla persona con cui ci stiamo confrontando?

Come possiamo pensare che qualcuno possa essere talmente uguale a un altro del nostro passato da compiere esattamente le medesime azioni con la stessa motivazione?

Perché fraintendiamo e diamo per scontate dinamiche che invece, ascoltando in modo più attento, potrebbero rivelarsi completamente diverse?

Relazionarsi con gli altri dovrebbe sempre sottintendere la consapevolezza dell’unicità della persona che abbiamo di fronte e, soprattutto, richiedere la lucidità di non vederla come un opposto a noi, un antagonista emotivo pronto ad agire per ferirci; spesso è proprio questo l’equivoco che si crea nei rapporti tra le persone, essere convinti che chi agisce lo faccia contro di noi, non per se stesso, come invece accade. Nella maggior parte dei casi anche atteggiamenti che sembrano essere imbastiti ad arte per colpirci nel vivo, sono solo il sintomo di un malessere, di un’insicurezza dell’altro che non sta pensando a come toccare il nostro punto debole, bensì piuttosto si sta concentrando su come proteggere il proprio. Eppure tutto questo sembra perdersi nella nebulosità dell’autodifesa, all’interno della quale ognuno si siede sopra il proprio baluardo difensivo fatto di orgoglio, di paura, di disagio, di senso di inadeguatezza, che impedisce però di vedere con chiarezza gli eventi del momento presente. Ecco affiorare perciò risposte, reazioni, che lasciano l’altro stupefatto perché inconsapevole dell’effetto che abbiano potuto fare su di noi parole che invece per lui non volevano avere un’accezione negativa, anzi al contrario, erano fuoriuscite in modo decisamente differente. Ma l’altro a sua volta, reagisce alla nostra reazione sulla base di eventi e comportamenti subiti nel suo passato, dando vita a un circolo vizioso di causa ed effetto per cui niente è come dovrebbe essere e tutto ciò che parte prende una direzione e un senso completamente differenti per il destinatario dell’azione o del dialogo. Purtroppo è difficile riuscire a superare il momento di staticità, il blocco generato dall’incomprensione reciproca, a meno che non si ricorra a un dialogo sincero e chiarificatore che riesca a sciogliere quei nodi.

Il segreto forse sta nel tutelarsi ma anche nel porsi con fiducia verso gli altri, per dare loro la chance di essere ascoltati e considerati per quello che sono e non per ciò che è stato qualcun altro prima di loro e che poco può avere a che vedere con personalità diverse dalla sua; con un’apertura del genere e con la consapevolezza che non si può sempre vivere con le difese alzate, potremmo scoprire il bello che c’è in ognuno e comprendere che spesso ciò che intendiamo noi è diverso da ciò che percepisce un altro individuo. Ed è proprio questo il bello dell’entrare in connessione profonda con qualcuno.

 

 

Marta Lock