Fuori tempo, fuori luogo… ma perfetto

Inatteso

Esistono momenti in cui abbiamo bisogno di emozioni… e altri in cui decidiamo di starne lontani… e in quest’alternanza trova spazio l’inatteso…

Quante volte abbiamo detto a noi stessi di voler lasciare da parte un determinato ambito della nostra esistenza?

In quante occasioni siamo addirittura arrivati a evitare alcune persone che potevano in qualche modo farci desistere dalla nostra decisione?

Perché, in virtù di un’esperienza negativa o di un obiettivo di tipo pratico, siamo convinti di dover rinunciare a mettere in gioco le emozioni?

A volte i percorsi della nostra vita sono davvero strani, singolari, ma soprattutto tortuosi, un po’ perché nel momento in cui gli accadimenti si verificano non siamo preparati ad affrontarli, e un po’ perché tutto sommato gli eventi sono funzionali alla nostra crescita, alla nostra maturazione e alla consapevolezza delle nostre esigenze. L’equilibrio che faticosamente conquistiamo, caduta dopo caduta, curva dopo curva, affina la capacità di sapere quali siano i nostri limiti, cosa siamo in grado di affrontare e cosa invece non riusciremo mai a gestire, soprattutto quando la nostra mente e le nostre energie sono completamente assorbite da altro.

Molti di noi dopo una rottura complessa, la chiusura di una relazione che era inevitabile giungesse al termine, sentono la necessità di stare con se stessi per leccarsi le ferite, per fare il punto di quanto accaduto e per comprendere quali siano stati gli angoli che l’incompatibilità con l’altro non ci aveva permesso di smussare. La mente ha bisogno di tempo e di spazio per riprendere coscienza di sé, per trovare un equilibrio non simile al precedente bensì superiore proprio in virtù degli episodi recenti che hanno avuto luogo, e quindi può richiederci di evitare situazioni che possano di nuovo destabilizzarci, non quando non siamo ancora pronti per rimetterci in gioco. Altri invece scelgono volontariamente di rituffarsi subito all’interno di medesime situazioni, per dimenticare, per esorcizzare il passato, per paura di restare da soli troppo a lungo, ma anche in questo caso quelle emozioni che tanto cercano non riescono a essere trovate, perché non è l’urgenza a darci ciò di cui abbiamo bisogno, non è la ricerca spasmodica a metterci davanti a qualcosa che può coinvolgerci tanto quanto il precedente incontro, se non allo stesso modo quanto meno con la stessa intensità. Ed è quella di cui sentiamo la mancanza.

A quel punto il bisogno di solitudine viene dopo la corsa verso un’emozione che comunque non riusciamo a trovare perciò decidiamo di fermarci, di prenderci una pausa e respirare, guardaci dentro e regalarci quel dono prezioso che è il tempo per noi stessi, senza distrazioni, perché la parte più faticosa è quella di conoscerci a fondo, scoprirci e lasciar parlare la voce interiore che spesso scegliamo di non ascoltare. In entrambi i casi, quello in cui accantoniamo tutto in nome di un obiettivo più prioritario oppure quello in cui ci fermiamo dopo aver lungamente corso per mettere cerotti emotivi a un’interiorità che non sapeva prendere coscienza, in entrambi i casi dicevo, giungiamo al medesimo momento di stabilità, quello in cui siamo davvero in equilibrio e non abbiamo più bisogno di estremizzare le nostre necessità, di non razionalizzare i percorsi e di non volere niente di più di ciò che in quel momento abbiamo. Che molto spesso coincide semplicemente con una nuova consapevolezza che è sufficiente a farci sentire sereni; così con altrettanta leggerezza, che non è superficialità, affrontiamo gli eventi che ci si presentano davanti, senza scappare bensì semplicemente vivere lasciando che le cose accadano.

In quel momento entra in modo più o meno prorompente nella nostra vita, quel qualcosa di inatteso che nel primo caso tanto avevamo evitato, nel secondo tanto avevamo cercato, e che ci trascina dentro un’inattesa e bellissima emozione che ci racconta che forse tutto il prima aveva un senso, doveva farci giungere lì, in quell’adesso che ci riempie come mai era accaduto in precedenza.

 

 

Marta Lock