Istinto e ragione

L’istinto di sopravvivenza è quello che ci dà la forza di rialzarci subito dopo una caduta…ma le ferite più profonde…hanno bisogno di molto più tempo per guarire completamente…

Esistono alcune esperienze, alcune ferite, subite in passato che rimangono vivide in noi come fossero segni indelebili che continuano a essere presenti nonostante a volte siano passati mesi se non addirittura anni dal momento in cui ci sono state inflitte; eppure ci sembra di averle superate, di essere andati oltre il dolore, di aver metabolizzato e di essere riusciti a dimenticare e ad andare avanti molto più spediti e rafforzati da quelle esperienze. Ma nel momento in cui ci capita di trovarci di nuovo in situazioni simili a quelle che ci avevano fatto sanguinare tanto a lungo, comprendiamo che in realtà sono sempre state presenti nella nostra memoria emotiva e ci rendono difficile il compito di confrontarci di nuovo con loro.

Perché, nonostante la distanza temporale da determinate situazioni, e fisica dalle persone con le quali le abbiamo vissute, è tanto difficile riuscire a dimenticare?

Come è stato possibile che qualcosa razionalmente catalogato come parte delle esperienze di vita, sia invece rimasto latente in qualche angolo remoto della nostra mente e della nostra anima e pronto a saltare fuori prepotentemente quando meno ce lo aspettiamo?

Per quale motivo, nonostante ci riteniamo forti, coraggiosi, sicuri davanti al mondo, nel momento in cui ci confrontiamo con quelle ferite riemergono le fragilità e le insicurezze che ci avevano caratterizzati tanto tempo prima?

La fase di razionalizzazione che segue subito dopo il dolore più acuto è necessaria per cercare di spingere verso il basso quella sofferenza che ha accompagnato ogni momento successivo a quell’episodio che portato l’ombra dove prima c’era la luce, perché non vogliamo soccombere passivamente a ciò che abbiamo subìto e scegliamo di lottare per tornare ad acquisire fiducia in noi stessi e negli altri; in quel momento possiamo decidere di perdonare, di giurare vendetta o di far finta che niente sia mai accaduto; in ognuno di questi casi voltiamo pagina e andiamo avanti, certi che quell’esperienza ci ha rafforzati e che, in fondo, ha solo fatto parte del nostro percorso di vita.

Poi arriva quello strano giorno in cui ci ritroviamo faccia a faccia con una situazione simile a quella che ci aveva spezzato il cuore, o forse è così che la paura scacciata per tanto tempo ce la fa vedere, ed ecco riaffiorare quindi tutte le paure, ecco rialzarsi tutte le difese, ecco suonare tutti i campanelli d’allarme, ecco riemergere vividissimo il ricordo di quel profondo dolore che aveva segnato un periodo buio della nostra vita. Tutto questo porta nel presente una tale paura che si possa ripetere un episodio incredibilmente uguale al passato, da farci dimenticare che la situazione è un’altra, che la persona che abbiamo davanti non è la stessa, che noi siamo diversi da come eravamo tempo prima, e da annebbiare la nostra lucidità al punto da non riuscire a guardare la cosa dal giusto punto di vista.

La difesa da parte di chi ci suscita quello strano tuffo nel passato, ci porta da un lato a confrontarci con la consapevolezza che ciò che eravamo convinti fosse stato dimenticato, è invece ancora lì da qualche parte, pronto a far sanguinare di nuovo le nostre ferite, dall’altro a riflettere sul fatto che, sebbene la situazione oggettiva sia diversa, e che, probabilmente, l’intenzione di chi abbiamo davanti sia tutt’altro da ciò che ci è stato fatto in passato, non dovremmo in ogni caso trovarci in una situazione che ci costringe, volenti o nolenti, a drizzare le antenne e a metterci in posizione di difesa.

Perché le ferite più profonde sono le più difficili da guarire, e perché stimolano in noi quell’impulso di autodifesa che la mente non riesce a comprendere né a spiegare, quindi, se ci suggerisce di metterci in guardia da una persona o da una situazione, è perché ha probabilmente colto quel dettaglio, quella piccola cosa che l’occhio non è riuscito a vedere.

Perché la voce dell’istinto spesso rimbomba molto più forte di quella della ragione…

 

Marta Lock