La chiave per il presente

Presente

Pensando a tutto ciò che è stato… possiamo trovare la chiave per aprire la giusta porta… di tutto ciò che sarà…

Quante volte ci siamo sentiti dire che il passato è qualcosa da lasciarsi alle spalle, da dimenticare per evitare che influenzi il presente?

In quanti casi, al contrario, abbiamo avuto a che fare con persone che rimanevano attaccate a ciò che era accaduto incapaci di andare oltre e ricostruirsi?

Perché è tanto complicato trovare un punto di incontro tra ciò che eravamo e la direzione verso cui dobbiamo andare?

Nel corso delle molteplici esperienze che caratterizzano il nostro cammino di maturazione interiore e personale abbiamo avuto l’opportunità, spesso vista come evento negativo, di avere a che fare con situazioni e persone che non erano in realtà le migliori per noi; tuttavia la comprensione di cosa fosse il meglio per noi non è maturata fino a quando non abbiamo intrapreso percorsi apparentemente sbagliati ma di fatto i più giusti per permetterci di orientarci una direzione più adeguata. Certo, l’esserci lasciati prendere mente e anima ha generato una forza contraria tra ciò che sentivamo e ciò che sapevamo già non essere esattamente quanto avevamo bisogno di ricevere per sentirci appagati, tuttavia da quelle esperienze, superato il momento del dolore per il distacco necessario, abbiamo appreso molto di più di quanto abbiamo imparato durante esperienze meno forti, meno coinvolgenti, meno complicate da concludere.

Gli errori commessi ci hanno permesso di guardarci dentro, di confrontarci con comportamenti che credevamo di poter accettare ma che in realtà abbiamo realizzato di non essere in grado di tollerare, perché in fondo ciò che conta di più è il nostro benessere, non quello di chi pensa solo al proprio a dispetto di quello degli altri. In altri casi invece abbiamo dovuto fare i conti con nostri atteggiamenti che, pur non volendolo, hanno causato la sofferenza della persona con cui ci confrontavamo, generando recriminazioni da parte sua e sensi di colpa nei confronti di un modo di essere che ci apparteneva così tanto da essere incapaci di modificarlo. Ogni chiusura, ogni separazione hanno accresciuto la consapevolezza di cosa volevamo facesse parte della nostra vita, così come ogni persona incontrata ha lasciato un profondo segno facendoci comprendere lati di noi che, senza quel particolare incontro, non avremmo compreso. Il bilanciamento tra ciò che abbiamo preso e ciò che abbiamo rifiutato ha cementato non solo l’evidenza che molto spesso gli altri non agiscono per ferire noi, così come noi a suo tempo non avevamo agito per ferire gli altri, bensì per tutelare e difendere se stessi da qualcosa con cui non si sentono a proprio agio, con comportamenti e situazioni inadatte a renderli felici, ma anche che quell’altalena tra eventi positivi e altri negativi ha cementato il carattere e la maturità attuali.

Sappiamo altresì però, che per andare avanti è necessario mettere un punto a quel passato che in alcuni casi tanto ci ha modificati perché le sofferenze e il senso di mancanza, così come le gioie e l’esaltazione di alcuni frangenti, non possono costituire la zavorra per un presente e un futuro tutti da scrivere, con l’apertura di chi è consapevole che tutto possa accadere e con la coscienza raggiunta di chi siamo e di quale potrebbe essere la direzione migliore per il successivo cammino. Eppure tutto ciò che è stato ha generato le persone che siamo oggi, quegli esseri sicuri ma incerti, forti ma fragili, che hanno saputo prendere insegnamenti importanti da ciò che si è verificato e dunque sappiamo di non dover necessariamente ignorarlo quel passato bensì prenderlo come un regalo dal quale partire per tendere verso ciò che sappiamo ci potrà rendere più felici di quanto siamo stati.

Perché è solo grazie a quegli errori, a quelle cadute, a quelle illusioni deluse, a quei compromessi accettati anche quando facevamo fatica a credere di poterli accettare, che possiamo costruire basi solide, punti fermi da cui non derogare, per costruire un presente più appagante, più solido, più affine a noi.

 

 

Marta Lock