L’eco del vento

Anche se a volte ci sembra che le parole pronunciate…siano portate via dal vento…prima o poi chi le ha ignorate…non potrà fare a meno di sentirne l’eco…

In molte occasioni siamo stati costretti a scontrarci con la netta, quanto a posteriori realistica, sensazione che ciò che stavamo dicendo o disperatamente tentando di far capire a qualcuno con il quale era in atto un conflitto, non riusciva a essere compreso. In altrettante occasioni abbiamo constatato che la difficoltà nel recepire la spiegazione che tanto affannosamente cercavamo di dare non era provocata da una nostra incapacità di esprimere in modo chiaro i concetti o da un basso grado intellettivo del ricevente, come peraltro in alcuni momenti abbiamo ritenuto possibile, quanto dal fatto che l’altro si era posto in una posizione di chiusura che lo portava a non voler ascoltare le nostre parole, in qualsiasi modo fossero pronunciate.

Quando ricordiamo quegli episodi non può non tornarci alla memoria lo sforzo incredibile e i numerosi tentativi, passando dai toni gentili a quelli più accesi, alternando bastone e carota, pur di far sì che l’altro ci ascoltasse, convinti che nel momento in cui ci avesse permesso di spiegare, di comunicare, di chiarire, tutto si sarebbe risolto con una riappacificazione se non addirittura una risata. Ma tutti quei tentativi erano rovinosamente finiti nel vuoto, come se dall’altra parte ci fosse un muro di gomma, come se l’altro avesse eretto un altissimo pannello di indifferenza o di fastidio nell’ascoltare la nostra voce.

Dunque, come giocatori incalliti che difficilmente si arrendono davanti a una perdita, alla fine della partita siamo stati costretti a capitolare, assecondare la sorte avversa che continuava a darci carte perdenti e abbiamo smesso di giocare, sconfitti e abbattuti per non aver avuto la possibilità di un’altra mano che poteva rivelarsi vincente.

Perché alcune persone sembrano incredibilmente impermeabili, refrattarie a parole che se dette a noi ci farebbero sciogliere?

Per quale motivo con alcuni soggetti ci sembra di buttare al vento frasi che altri avrebbero desiderato con tutti se stessi di sentirci pronunciare?

Come è possibile che tutto ciò che abbiamo detto e cercato di spiegare non sia giunto a destinazione e sembri essere stato portato via dal vento?

La frustrazione ci aveva colpiti in modo talmente profondo da portarci a dire che mai più avremmo compiuto tutti quegli sforzi verso qualcuno che ci avrebbe dimostrato di non essere affatto interessato a quanto dovevamo dire, che mai più avremmo permesso a qualcuno di mettersi sul piedistallo e guardarci dall’alto in basso come se il fatto di provare sentimenti profondi ed essere capaci di dimostrarli ci ponesse automaticamente in una posizione di inferiorità, che mai più avremmo condiviso emozioni e sensazioni con qualcuno che non dimostrasse apertura al dialogo, desiderio di costruire, di mettersi in discussione e guardarci da un punto di vista empatico e staccato dal suo. Mai più.

Poi improvvisamente un giorno incontriamo qualcuno che, per alcuni versi somiglia a colui che aveva lasciato disperdere le nostre parole, un po’ perché in fondo se tanto avevamo lottato era perché aveva molti lati che ci piacevano, un po’ perché forse, nell’eterno corso e ricorso del tempo, periodicamente ci troviamo di fronte a situazioni simili e con persone che in qualche modo si assomigliano, e ricadiamo mani e piedi in una storia che ci fa stare bene ma poi, alla prima contrarietà, assume le stesse identiche connotazioni di tanto tempo prima e, affrontando quella strana sensazione di dejà-vu, torniamo a comportarci allo stesso identico modo che avevamo deciso di non adottare mai più.


I meccanismi di fuga e inseguimento sono gli stessi finché non ci rendiamo improvvisamente conto che quel dejà-vu deve diventare un mai più come avevamo fermamente promesso a noi stessi. In quel momento casualmente ricordiamo di altri che avevano compiuto con noi i medesimi sforzi e che avevano cercato con le unghie e con i denti di farsi ascoltare in un periodo in cui noi non eravamo predisposti a farlo e ricordiamo anche che poi, passato un po’ di tempo, le parole che avevano rivolto nei nostri confronti e che avevamo lasciato che si disperdessero nel vento prima o poi sono tornate indietro con un’eco così forte da costringerci ad ascoltarle, a volte pentendoci altre sentendoci in colpa altre ancora quasi sotto forma di una strana legge di equilibrio che ci portava a vivere ciò che avevamo sfuggito.

A quel punto ci rendiamo conto che come era successo a noi in un tempo e con un modo lontanissimi da quello in cui avevamo vissuto certi episodi, così prima o poi succederà anche a chi, nel tempo presente, sta rifiutando le nostre parole…sperando che il loro eco giunga alle sue orecchie prima che diventi un dejà-vu troppo remoto per indurci a non farlo diventare un mai più.

 

 

Marta Lock