L’incontro perfetto

E’ inspiegabile perché un legame che non ci fa stare bene… ci rimanga appiccicato addosso… forse perché in fondo il passato è più facile… o forse perché il futuro migliore non è ancora arrivato…

Può capitare un giorno, quando meno ce lo aspettiamo o addirittura quando ci eravamo detti convinti che mai sarebbe accaduto, di fare quell’incontro perfetto, nel modo in cui sempre avevamo sognato di farlo e che accende in entrambi i protagonisti quella scintilla iniziale che sappiamo essere fondamentale per dare inizio a un percorso di scoperta e di conoscenza. Quello stesso giorno ci sentiamo scombussolati, frastornati, catapultati indietro nel tempo, quando la disillusione non aveva ancora preso il sopravvento sull’entusiasmo e gli incontri erano più facili, più istintivi, quando noi eravamo più possibilisti, forse perché meno consapevoli e selettivi; insomma, in un solo attimo tutto cambia, ciò di cui ci eravamo detto certi fino a poco prima si scioglie come neve al sole riaccendendo quella fiamma che da tempo non sentivamo scaldarci.

Dunque la conoscenza prende subito il volo, in entrambi c’è, ed è palpabile, la voglia di stare insieme, vedersi, sembra quasi un tardivo ritorno all’adolescenza tanto ci sentiamo coinvolti dall’altro, non solo, sembra che l’altro sappia sempre dire e fare la cosa giusta nel momento in cui ce l’aspettiamo, tanto quanto noi diamo all’altro, e le sue reazioni ce lo confermano, le risposte che si aspetta da noi. Sembra quasi di camminare a un metro da terra, ci sentiamo vivi come non mai, non è neanche necessario parlare di cosa e come vogliamo il rapporto perché l’affinità è talmente alta da andare di pari passo anche in quello… fino al momento in cui, chissà per quale frase pronunciata o quale azione intrapresa, o non intrapresa, uno dei due si spaventa e inizia a indietreggiare limitando in modo via via più evidente, il raggio d’azione dentro il quale l’altro può muoversi.
O peggio delimitando i settori in cui non è ammessa la sua presenza.

Così da quell’incontro perfetto, si genera un’inquietudine di fondo che uno provoca mentre l’altro subisce, inducendolo a domandarsi e domandare il perché di quel freno a mano tirato quando non era stato pigiato alcun pedale di accelerazione anzi, semplicemente era stato seguito il ritmo spontaneamente naturale che si era creato. Così inizia un tiro alla fune estenuante dove uno mette barriere e l’altro cerca di aggirarle, poi il primo apre uno spiraglio ma a quel punto il secondo ha alzato la sua barriera di insicurezza e via dicendo fino ad arrivare a un allontanamento. Allontanamento che sembra sempre essere definitivo ma poi si trasforma in un continuo ritorno, quasi come se entrambi non riuscissero a restare lontani, come se sapessero, senza esserselo detto, che per stare insieme nel modo che desiderano – sia quello che lo ammette senza timori, sia quello che lo nega perché di timori è pieno – sia necessario aspettare, ancora e ancora, ma senza perdersi mai.

Perché un incontro che nasce in un modo tanto perfetto prende una strada completamente divergente da quelle che sono le affinità dei due protagonisti?

Come mai tutto era complementare, persino i difetti dell’altro ci piacevano, eppure l’universo ci impedisce, con le sue misteriose forze, di vivere quello che potrebbe essere il rapporto più bello della nostra vita?

E per quale motivo dunque, se non possiamo stare con l’altro perché non è ancora pronto lui o non siamo pronti noi, non riusciamo a trovare un nuovo incontro perfetto con cui iniziare qualcosa di più reale?

Siamo noi a non volerci staccare dal ricordo rassicurante, e dal presente evanescente che comunque sopravvive portandoci a conoscere sempre più approfonditamente l’altro, oppure il destino ci sta insegnando che a volte l’attesa è necessaria per lasciar crescere ciò che è già evidente ma ancora immaturo?

Forse se il futuro di un nuovo incontro perfetto, magari non uguale nella modalità ma simile nell’intensità, non ha ancora bussato alla nostra porta, è perché non saremo pronti ad accoglierlo, ancora legati a un passato di cui non vogliamo voltare la pagina, o forse è perché di incontro perfetto ne esiste solo uno, che può capitare in un momento imperfetto ma che non è affatto detto che, a seguito di un percorso lungo e tortuoso, non trovi finalmente la strada per farci stare molto meglio di quanto avremmo mai immaginato, o sperato, di poter mai stare negli estenuanti momenti del tiro alla fune.

Che, a quel punto, saranno semplicemente dimenticati.

 

Marta Lock