L’isola che non c’è

A volte appare tanto disarmante sentir dire esattamente come stanno le cose… da generare inaspettatamente in chi ascolta… l’incapacità di crederle reali…

Nella società contemporanea siamo abituati a vivere tra le righe, nel senso che niente appare per ciò che è e tutto è diverso da come appare, dunque è divenuto normale dover comprendere il significato che esiste oltre le parole o le immagini. Sembra quasi un obbligo filtrare la realtà, far intendere anziché dichiarare o, ancora, far fraintendere per non dare una certezza, certezza che, nella complicata psicologia moderna, metterebbe l’ascoltatore in una posizione di vantaggio rispetto alla nostra.

Tutto ciò rende il comprendersi macchinoso, lo scoprirsi quasi impossibile perché, in tutto questo nascondere, si tende a dimenticarsi chi si è davvero, e il rapportarsi agli altri si trasforma in una strategica partita a scacchi in cui, tutto sommato, non ci sono né vincitori né vinti bensì solo le superfici lucenti delle pedine. Ovviamente la stessa metodologia che tanto è comune nel quotidiano, nel mondo lavorativo e nei rapporti interpersonali, viene applicata con altrettanta cura nelle relazioni di tipo sentimentale, emotivo o anche solo fisico; ecco dunque che i segreti, veri o finti che siano, vengono accentuati per rendersi più interessanti, le assenze vengono non spiegate per accrescere il mistero intorno a sé, l’ipotetica fedeltà viene usata come meta finale, ultima spiaggia per conquistare chi è sfuggito nonostante le insicurezze che i precedenti comportamenti cercavano di generare per intensificare, nell’intenzione, il suo interesse fino a legarlo a noi.

In questo continuo mettere e togliere una maschera, nell’assumere atteggiamenti opposti a quelli che la spontaneità ci suggerirebbe invece di attuare, nel nascondere ciò che dovremmo rivelare e nel manifestare ciò che non sentiamo affatto di voler essere, quando ci troviamo di fronte qualcuno che liberamente, candidamente e in modo assolutamente disarmante è ciò che dice di essere e si comporta esattamente come desidera comportarsi, non crediamo alla sua schiettezza e sincerità assoluta.

Perché oggi siamo più portati a credere a ciò che in realtà non è piuttosto che a ciò che è?

Abbiamo davvero perduto la capacità di comprendere la limpidezza, tanto siamo abituati a dover guardare oltre?

Come mai è tanto difficile riconoscere chi esce dagli schemi e agisce solo secondo la propria natura?

Se è vero che tutti hanno un secondo fine, per quale motivo chi non ce l’ha dovrebbe uniformarsi al comportamento comune per essere ritenuto attendibile quando invece potrebbe essere l’unico a esserlo davvero?

Purtroppo tra tanti che mentono, sfuggono, si nascondono, tendono a non dimostrare e non dire ciò che in realtà sono e pensano, esiste anche qualche mosca bianca che sceglie, per indole, per necessità interiore, per non volersi uniformare a regole comuni che non condivide affatto, di essere se stesso in modo totale, confessando, dicendo e manifestando ciò che sente, ciò che fa parte del suo pensiero, che sia assoluto o solo parte di una fase, di un periodo, e vive secondo quella trasparenza. Questo strano atteggiamento genera però negli altri una reazione davvero singolare quanto dimostrativa dello stato di confusione in cui la società contemporanea vive: non viene creduto o, quanto meno, il suo modo di fare non è considerato reale o possibile o catalogabile.

Perciò di fronte a una disarmante sincerità che rende il soggetto che la attua quasi un moderno Peter Pan da ascoltare con un sorriso senza però credere che quell’Isola che non c’è di cui racconta esista davvero; di fronte a chi non nasconde, non attua strategie, non tende a far intendere ciò che non è bensì confessa candidamente ciò che è, gli altri, i furbi, quelli che hanno deciso che non dire è molto meglio di dire, rimangono assolutamente scettici, affascinati ma comunque scelgono di non credere.

E il moderno Peter Pan sorride per essere liberamente se stesso e osservando dall’alto della sua nuvola chi non riesce a farlo, così cerca, a momenti sospettoso, altri disorientato, di capire chi si nasconde davvero quella strana e singolare maschera… che però in realtà non c’è.

 

Marta Lock