Messaggio nella bottiglia

Le cose che succedono hanno sempre un motivo… a volte ci sentiamo delusi ma poi a guardar meglio… le cose che succedono spesso… ci salvano da altro…

Quante volte siamo rimasti sconcertati davanti al verificarsi di un evento domandandoci come mai succede sempre a noi?

In quante occasioni abbiamo cercato di analizzare il perché, se le cose dovevano andare a finire nel modo in cui sono finite, siamo stati messi di fronte all’opportunità di iniziarle?

Come mai il lieto fine sembra non arrivare mai a noi, come se la risacca continuasse ad allontanarlo, ancora e ancora?

E ancora: davvero attiriamo le persone le situazioni sbagliate come carta moschicida, senza alcuna chance che qualche volta le cose vadano per il verso giusto?

Certo, avere a che fare con le vicissitudini dell’esistenza non è affatto semplice, districarsi nel labirinto delle questioni, all’interno del quale a volte ci sentiamo imbrigliati come topolini che non riescono a trovare la via d’uscita, sembra a volte impossibile, nuotare contro quella corrente che continua a trascinarci via dall’unica meta che inseguiamo è talmente faticoso da lasciarci spesso senza più energie. Poi ci sono quelle casualità, del tutto fortuite e men che meno cercate, che ci tuffano letteralmente dentro qualcosa che ci piace molto ma che, subito dopo, capiamo di non poter portare avanti.

Perché le condizioni non lo rendono possibile, perché il livello evolutivo in cui ci troviamo ci porta a non accettare più i compromessi a cui prima eravamo scesi ma che ora non sono più ammissibili nel contesto delle scelte di vita compiute, perché ciò attraverso cui siamo passati ha determinato un progresso nella nostra crescita personale, soprattutto dopo che l’abbiamo guardato con lucidità e abbiamo compreso i nostri errori, prima di quelli degli altri, e scelto cosa fa ancora per noi e cosa non potrà più farne parte. Dunque, dopo esserci imbattuti in quella fragorosa onda che per un solo istante ci ha fatto credere, sognare, immaginare, di essere approdati sulla giusta spiaggia, quella dove tutto è come lo avevamo sempre desiderato, il fatto di realizzare che così non è, e non sarà, ci lascia confusi, disorientati, ancora una volta a domandarci il perché la risacca improvvisamente torna a trascinarci via.

Così ritorniamo in noi, delusi, nuovamente disillusi, quasi arrabbiati non tanto con la situazione o con la persona in sé, bensì con noi stessi per esserci ancora una volta esaltati per una possibilità che non è verificata. O, peggio ancora, per non aver dato ascolto a quella sottile voce, simile quasi alla brezza marina, che ci continuava a ripetere di non staccare i piedi da terra. E poi, insomma, almeno ci fosse stata data la possibilità di approfondire, andare avanti, camminare per un po’ su quella spiaggia prima di scoprire che sotto lo strato di sabbia si trovavano pungenti frammenti di conchiglie, prima di renderci conto che la realtà era esattamente quella che la nostra voce sottile ci suggeriva senza che volessimo ascoltarla. Eh sì perché in fondo a noi stessi, da inguaribili ottimisti, non riusciamo a non darci, e non dare agli altri una chance, perché sappiamo che non è mai giusto farci influenzare da ciò che è successo in passato per vivere il presente.

Ma è anche vero che quello stesso passato da cui non vogliamo farci ostacolare, affina il nostro intuito, ci fa comprendere in tempo più breve le situazioni, ci permette di vedere con maggiore chiarezza i comportamenti e, attraverso quelli, farci la nostra idea. Insomma il nostro passato diventa il prezioso bagaglio di esperienza, non quello vissuto dagli altri che possono suggerirci o raccontarci le loro esperienze in base al proprio percorso, bensì il nostro, quello che ci rende le persone che siamo oggi, più equilibrate, più misurate, più solide, che non significa affatto ciniche o pessimiste, solo più decise riguardo ciò che vogliamo.

Dunque riflettiamo e ci rendiamo conto che quell’ostacolo, quel contrattempo, quell’impedimento di vivere ciò che saremmo, con il nostro lato impulsivo, portati a vivere, ci sta salvando da noi stessi, da qualcosa dentro cui potremmo facilmente cadere, come già successo in passato, e da cui poi sarebbe complicato e doloroso uscire. Ecco dunque che quel messaggio nella bottiglia lasciato dalla risacca nella nostra spiaggia solitaria, diviene un aiuto, una risorsa, un dono, per aiutarci a resistere sullo scoglio che con tanta fatica abbiamo conquistato e da cui sarebbe facile lasciarsi allontanare, per non deviare dal percorso che abbiamo scelto, quello che alla fine ci condurrà esattamente su quella costa in cui abbiamo sempre desiderato arrivare e che ci darà ciò per cui tanto a lungo abbiamo aspettato.

 

Marta Lock