Nelle crepe del passato

A volte l’apparente insensibilità… non è altro che un enorme cerotto… che serve a proteggere le ferite dell’anima…

In quante occasioni ci siamo trovati di fronte a persone che sembravano non provare emozioni o non considerare affatto le nostre?

Quante volte non abbiamo riflettuto sulla possibilità che quella fosse soltanto una maschera dietro cui l’altro nascondeva ciò che non era in grado di affrontare?

Perché quando siamo coinvolti noi dimentichiamo di quando, a nostra volta, abbiamo indossato quella maschera per non scoprire una ferita ancora aperta?

Ma è poi davvero la cosa migliore quella di chiudere dietro una barriera ciò che ci ha fatto soffrire invece di affrontarlo, lasciarlo alle spalle e ricominciare a vivere?

Tutto ciò che fa parte del nostro passato, del nostro bagaglio emotivo, ha determinato le persone che siamo diventate oggi e ci ha permesso di misurarci con vittorie e sconfitte, delusioni e momenti di gioia assoluta, aiutandoci a crescere. In molti casi le ferite sono state talmente profonde da averci spaventati, da averci indotti a credere di non voler mai più avere a che fare con il rischio di soffrire e così ci raccontiamo che è molto meglio tenersi alla larga da chi ci può coinvolgere, da chi può arrivare a quella ferita che tanto faticosamente abbiamo fatto chiudere, dalla persona che potrebbe provocare una nuova spaccatura proprio lì, nel punto che fa più male. E quindi noi, come una moltitudine di altri, ci tuffiamo nel mondo nascondendoci dietro una maschera di distacco, di impassibilità o di indifferenza, soprattutto quando abbiamo a che fare con qualcosa da cui si sentiamo più minacciati.

L’enorme cerotto, invisibile agli altri ma ben tatuato dentro noi stessi, diviene nel tempo uno schermo distorto attraverso cui osserviamo la realtà, una lente scura dietro la quale ci barrichiamo pur di non guardare in faccia le nostre paure, pur di non analizzare quelle crepe del passato che continuano prepotentemente a condizionare il nostro presente proprio perché rifiutiamo di risolverle e considerarle solo come parte del nostro cammino evolutivo. Finché però non avremo compiuto l’importante passo introspettivo continueremo a vagare come anime in pena perché non riusciamo ad avere ciò che desideriamo ma al tempo stesso fuggiamo quando capiamo di poterlo avere, attuando così un perpetuo moto di mordi e fuggi con altri incerottati che, come noi, non riescono ad abbattere le proprie barriere.

La cosa strana è che nonostante entrambe le parti spesso stiano attuando lo stesso meccanismo difensivo, ognuno secondo il proprio modo di essere e di reagire, sembrano non comprenderlo e così si fraintendono parlando lingue diverse, tirando fuori parole senza che nessuno ascolti davvero quelle dell’altro, continuando a mordere e fuggire senza mai approfondire le reciproche emozioni, restando in superficie perché fa meno male, il taglio è nascosto più in fondo perciò non verrà toccato. Poi succede, perché la vita ci schiaffeggia ma molto più spesso ci fa dei regali, di incontrare qualcuno che vede perfettamente il nostro grosso, enorme cerotto; non solo, riesce a percepire con estrema chiarezza anche l’entità della ferita che c’è dietro, e ci fa sentire vulnerabili perché sentiamo che il suo sguardo arriva fino in fondo a quell’anima che abbiamo schermato fino ad aver quasi dimenticato di quanto fosse tenera.

Ma, stranamente non ci sentiremo minacciati, non ci sembrerà di doverci ritrarre o allontanare, oppure lo facciamo ma poi continuiamo a tornare sui nostri passi perché stare lontani da quello sguardo fa molto più male che togliere un cerotto che a quel punto è lì solo per abitudine, senza che vi sia un motivo reale. E così lei, l’anima, si risveglierà rendendosi conto che la sua ferita è rimarginata ormai, che la cicatrice può sopportare il rischio di riaprirsi di nuovo che però include anche la meravigliosa possibilità che non sanguini mai più, perché l’altro la proteggerà e la sua presenza, resistendo all’impassibilità che via via lasciamo indietro fino a farla sbiadire completamente, renderà inutile un cerotto che ormai può essere lasciato nelle ceneri del passato le cui ferite tanto a lungo ha coperto.

 

Marta Lock