Ogni pezzo al suo posto

La ricerca della felicità

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno… è quell’unico piccolo tassello che sembra mancarci per essere felici… tutto ciò che dovremmo guardare per essere felici… è il resto del puzzle…

Molto spesso fermandoci un istante a fare il punto della situazione, ci capita di mettere sul piatto della bilancia ciò che di positivo ci è accaduto ed è riuscito a fare parte della nostra vita e ciò che invece non siamo riusciti a conseguire, più per le circostanze esterne che non per nostra mancanza di volontà o di determinazione. Nell’analisi che ne consegue ci concentriamo sui motivi che hanno determinato il non raggiungimento dell’obiettivo, esaminiamo i comportamenti che ci hanno irrimediabilmente allontanati da quella meta che ci appare come l’unico pezzo necessario a completare il quadro della nostra vita, il solo elemento che riuscirebbe a rendere perfetto tutto ciò che abbiamo. Nell’elaborare queste considerazioni tendiamo talmente tanto a ingigantire l’importanza di quel tassello da ridimensionare la rilevanza di tutto il resto che invece appartiene alla nostra esistenza e si è consolidato al punto di apparirci quasi scontato, già acquisito e pertanto qualcosa per cui non è più necessario lottare.

Perché sembriamo attribuire a quell’unico traguardo non ottenuto uno spessore che di fatto potrebbe anche non avere?

Come mai diventiamo quasi ossessionati dall’idea che senza quella meta non potremmo completare quella felice pienezza a cui aspiriamo?

Per quale motivo l’unico traguardo ancora da raggiungere sembra rivestire maggiore importanza rispetto a tutto ciò che costituisce la nostra intera esistenza?

La tendenza a guardare il bicchiere mezzo vuoto è una caratteristica squisitamente umana e affligge con il suo senso di insoddisfazione la maggior parte delle persone perché in fondo osservare ciò che manca è molto più semplice che sentirsi soddisfatti per tutto ciò che invece si ha, quasi come se, per retaggio culturale, fosse una colpa sentirsi appagati o, nell’accezione più negativa del termine, accontentarsi di quanto siamo riusciti a conquistare. L’autocompiacimento nella società attuale appare come una colpa, un peccato di superbia e una scarsa dimostrazione di realismo necessario invece a infondere nelle persone quella sensazione che nulla sia mai sufficiente, che tutto il meglio debba ancora arrivare. Il verbo accontentarsi sembra assumere così un significato sfavorevole all’individuo perché non bisognerebbe mai soffermarsi e bearsi di quanto fa già parte della vita rischiando così di adagiarsi e di non avere più stimoli.

Ma è davvero questo l’atteggiamento giusto?

Per quale motivo apprezzare tutto ciò che si è raggiunto e realizzato dovrebbe farci sentire in colpa come se l’essere appagati, malgrado non tutto sia perfetto, fosse un atteggiamento da stolti, da persone non sufficientemente ambiziose?

In realtà gli individui che sono in grado di allontanarsi dal fulcro della questione e di osservare tutto da un punto di vista più distante, sono coloro i quali hanno un equilibrio interiore che gli consente di essere felici per tutto quanto fa parte della loro esistenza, poiché frutto delle loro scelte, delle loro piccole e grandi battaglie e in ogni caso in grado di dare loro un quadro generale positivo, soddisfacente e appagante; tuttavia non si accontentano affatto perché osservandoli bene continuano a lottare per quel tassello che gli manca… eppure continuano a sorridere. Perché hanno imparato a non far dipendere la loro felicità da ciò che non hanno ancora conseguito, bensì sanno sentirsi soddisfatti ma non mancanti di quell’unica tessera come se da lei dipendesse l’armonia e il benessere di tutto il quadro, sanno di essere già pienamente realizzati anche senza perciò provano a conseguire quell’ulteriore obiettivo per avere quel qualcosa in più senza il quale sono già felici.

Da quegli individui possiamo apprendere il segreto del saper osservare la metà piena del bicchiere, quella capacità di assaporare ogni conquista, ciascuna delle piccole e grandi componenti della vita in grado di arricchirla e di renderla soddisfacente e completa a prescindere da quel qualcosa in più che è possibile ottenere. Ma non per questo si rassegnano a non inseguire più quel sogno sfuggente… e proprio perché non ne hanno bisogno lo raggiungeranno, accrescendo la loro felicità.

 

 

Marta Lock