Quando tutto finisce

Esperienza

L’esperienza è tutto ciò che resta… quando siamo convinti che di qualcosa… non sia rimasto nulla…

La maggior parte delle cose hanno un inizio e una fine. Questo è un principio a cui molto spesso scegliamo di non adeguarci perché ci è stato detto, raccontato e spiegato fin dall’infanzia, che ha valore solo ciò che resta per sempre nella nostra vita, come se tutto il resto degli accadimenti e delle circostanze siano solo un dettaglio del percorso e che saranno funzionali a ottenere quel qualcosa di definitivo che costituirà il raggiungimento di quanto sapevamo di dover aspettare. Nell’errore di voler fortemente credere in quell’ideale per sempre che ci siamo messi in testa di dover ottenere, commettiamo spesso uno sbaglio persino più grande, quello cioè di trascurare completamente quegli avvenimenti che nella loro brevità, nel loro tempo determinato che tuttavia scopriamo esserlo solo dopo essere giunti alla fine dell’esperienza a essi legata, hanno in realtà la valenza straordinaria di indurci a scoprire dei lati della realtà, come anche di noi stessi, che senza il loro verificarsi non avremmo mai scoperto. Non solo, andando avanti realizziamo sovente di essere cambiati in base alla circostanza, alla persona o all’evento appena lasciato alle spalle, e che quella modificazione, inizialmente a dire il vero fastidiosa, costituisce di fatto un’evoluzione della nostra essenza.

Tuttavia continuiamo a domandarci per quale motivo se il destino voleva che tutto finisse, ci ha condotti comunque verso quell’episodio, o quella persona, il distacco da cui ci provoca nostalgia, disillusione, rammarico per non essere stati capaci di realizzare quel sogno di un per sempre che di fatto sembra continuare a sfuggire. Il senso di sconfitta ci assale perché dobbiamo confrontarci con l’impotenza di aver visto tutto scivolare via dalle nostre mani come granelli di sabbia, avvertiamo il senso di fallimento per non aver centrato il nostro obiettivo, cioè di costruire qualcosa di definitivo che il mondo esterno, quello costituito dal nostro microcosmo quotidiano, si aspettava da noi. In quelle fasi la sensazione di perdita è talmente forte da non permetterci di notare un’altra evidenza, che affiora con l’aumentare della distanza dall’episodio, cioè che di fatto non siamo più le persone di prima, che si è verificata in noi una trasformazione, più o meno piccola a seconda del periodo di permanenza di quella realtà, dalla quale abbiamo appreso a guardare le cose da un’altra prospettiva.

Perché è accaduto?

Come mai ci siamo trovati alla possibilità di avere ciò che desideravamo per poi vederlo sfuggire?

Non sarà dunque che l’accadimento doveva insegnarci a riflettere su noi stessi, sui motivi per cui alcune cose non restano indeterminatamente, e a farci le domande che ci stiamo ponendo in questo esatto momento?

Se ci fermiamo ad ascoltare in maniera più approfondita la nostra voce interiore, se ci spogliamo dai luoghi comuni che ci vorrebbero sempre vincenti e realizzati dopo la prima opportunità che ci si prospetta, possiamo scoprire con maggiore lucidità la rilevanza di quel susseguirsi di eventi, di persone che attraversano la nostra vita per lasciarci un messaggio, un arricchimento, una consapevolezza più elevata rispetto a quanto avessimo prima del loro verificarsi perché senza di loro ci sarebbe mancato un tassello importante che difficilmente sarebbe stato evidente, non con la stessa intensità, non con la medesima modalità con cui l’abbiamo percepito in quell’unica e particolare circostanza della nostra vita. Dunque nel momento in cui smettiamo di tendere verso un per sempre che spesso è una pura chimera poiché noi per primi siamo talmente cangianti e mutevoli da non poter prevedere oggi cosa desidereremo domani, cominceremo a osservare tutto con sguardo diverso, più saggio, più consapevole perché avremo compreso che senza quegli episodi a seguito dei quali abbiamo percepito il senso di vuoto e di abbandono, non saremmo mai diventati le persone che siamo.

Ricchi di consapevolezza, di sicurezza in noi stessi perché costruita nel tempo e rivolta all’essenza più che all’apparenza, e soprattutto consapevoli che l’esperienza e la capacità di trarne insegnamento, sono le componenti più determinanti per costruire la nostra personalità e la nostra struttura, con l’elasticità di comprendere che tutte le certezze possono persino modificarsi sulla base delle evidenze di quanto accadrà di volta in volta.

 

 

Marta Lock