Sarà sicuramente così

Pessimismo

Pensare di conoscere le risposte… prima di fare le domande… è il motivo per cui molti rinunciano a chiedere…

Crescendo e consolidando le nostre certezze, la sicurezza in noi stessi e nella capacità di intuire con facilità le caratteristiche delle persone che ci troviamo davanti, potremmo trovarci a cadere nella pericolosa rete della presunzione, quella sensazione di riuscire a comprendere tutto prima ancora che l’altro si presenti, di sapere dove vuole andare a parare e quali siano le sue intenzioni, quali le risposte che immaginiamo perché lo accomuniamo, per un’errata associazione di idee, a qualcuno conosciuto in passato che ci era sembrato avere requisiti simili. In questo caso dunque l’umana tendenza a raggruppare gli individui all’interno di schemi che ci consentono di inquadrarli in categorie in virtù delle quali possiamo decidere se permettere loro di entrare nella nostra sfera oppure escluderli completamente, viene supportata da quella fastidiosa generalizzazione da cui ci siamo sempre detti distanti, soprattutto quando veniva applicata a noi. Sviluppiamo così una sorta di selettività affidandoci completamente al nostro intuito e che diviene un vero e proprio spartiacque a prescindere, senza concedere alle persone il beneficio del dubbio perché siamo certi di avere in mano i parametri giusti per farci un’idea autonoma rispetto a tutto ciò che gli altri possono dire o cercare di far credere.

In altri casi invece, in particolar modo se apparteniamo alla categoria dei più riservati e timidi ai limiti dell’insicurezza, scegliamo di non andare a investire di domande chi incontriamo e può in qualche modo suscitare il nostro interesse perché non vogliamo si senta aggredito e perché in fondo abbiamo paura che le sue risposte non corrispondano alle nostre aspettative, intrappolandoci così all’interno di un meccanismo di causa ed effetto per cui tutte le curiosità, i dubbi e le perplessità, continuano a ruotare nella nostra mente senza riuscire mai a trovare conferma né smentita. Perché, ci diciamo, la questione sarà esattamente come la immaginiamo noi, è già successo altre volte in passato di aver inquadrato perfettamente la situazione oppure, peggio ancora, di aver domandato senza ricevere risposte o esserci disillusi davanti a una realtà ben diversa da quella sperata. E così assumiamo un atteggiamento rinunciatario, convinti che le cose andranno sempre nello stesso modo e che le persone in fondo siano tutte uguali le une alle altre, soprattutto quelle che incontriamo noi.

Siamo davvero sicuri che quella di non chiedere e di credere di indovinare ciò che non possiamo sapere, sia la scelta giusta?

Perché ci predisponiamo a generalizzare e a catalogare le persone sulla base di esperienze passate dimenticando che ciascun individuo è un mondo a sé, unico e ineguagliabile che potrebbe anche sorprenderci con risposte inattese?

Come mai crediamo di essere in grado di intuire, senza dubitare della nostra capacità di giudizio, quali potranno essere le verità che si nascondono dietro ciascuno e che potrebbero generare un epilogo completamente diverso dal precedente?

Nel momento in cui riusciamo a uscire dalla nostra confortante gabbia dorata costituita da luoghi comuni, da certezze acquisite sulla base di esperienze del passato e su cui basiamo, erroneamente, la conoscenza del presente, ci troviamo davanti a una verità completamente diversa, quella che non è possibile, e neanche giusto per noi stessi e per gli altri, impedirci di avere un approccio aperto e fiducioso, spogliato dal pregiudizio così come dalla convinzioni limitanti che ci conducono di fatto verso una chiusura, un’autolimitazione allo svolgersi di circostanze differenti, al sopraggiungere di opzioni inaspettate che potrebbero cambiare completamente il nostro punto di vista.

E così, da quel momento in avanti, cominceremo a non temere più le risposte alle nostre domande, a non proseguire più sulla strada di indovinare ciò che gli altri pensano privandoci così del piacere di chiedere e di confrontarci, e apprenderemo a essere più aperti a inedite opzioni e alla possibilità che gli altri possano sorprenderci.

 

 

Marta Lock