Se lo dico a te…

In fondo la gioia sta nella condivisione…la crescita nell’apertura al confronto…la ricchezza nella sincera emozione…

Abbiamo lottato, sofferto, superato ostacoli che ci apparivano montagne e siamo affondati in oceani che apparivano abissali, questo solo a volte con l’aiuto di altri ma infinitamente più spesso da soli, un po’ perché alcune cose avevano bisogno di tutta la nostra solitaria concentrazione per trovare una via d’uscita, un po’ perché molto spesso le persone sulle quali contavamo non avevano voluto, o potuto, darci il supporto necessario nel momento in cui lo avevamo chiesto.

Così siamo andati avanti sempre più rafforzati dalle battaglie ma sempre più convinti di non aver bisogno di nessun altro se non di noi stessi e che, sebbene molte persone siano entrate e uscite dalla nostra vita, nessuno è stato sufficientemente coraggioso da restare al nostro fianco per un periodo sufficientemente lungo a diventare un sostegno e un punto di riferimento perciò ci siamo disabituati a condividere, con chi ormai siamo certi sarà destinato ad attraversare la nostra esistenza con la velocità di una cometa, le nostre emozioni, sensazioni, gioie e speranze. Questo però può portare di riflesso a farci considerare dagli altri come persone eccessivamente chiuse, se non aride, e sicuramente poco inclini a lasciarci andare, vero in parte non tanto come causa quanto come effetto del percorso che ci ha portati a quel momento.

Effettivamente se guardiamo la cosa dal punto di vista di chi ci sta di fronte, ci rendiamo conto che quando avevamo avuto a che fare con soggetti tanto simili a noi nel modo di porsi, avevamo fatto una fatica enorme a trovare un canale di comunicazione fino al punto in i rispettivi silenzi avevano portato a una chiusura. Dunque ci guardiamo allo specchio e ci domandiamo cosa ne sia stato dei piaceri più semplici della vita e dello stare insieme, quelli che tanto ci avevano travolti in età giovanile ma che, dopo il lungo percorso, sembrano essersi dissolti.

Come abbiamo fatto a perdere di vista la gioia della condivisione?

Dov’è finito il piacere di raccontare e raccontarsi in modo semplice, senza paura di essere giudicati bensì solo con il desiderio di comunicare?

Perché nasconderci dietro un silenzio invece di accettare l’apertura a un confronto che potrebbe solo aiutarci a diventare più adulti e consapevoli?

Non sarà forse solo la paura di non essere ascoltati come ci aspettiamo a farci scegliere di voler vivere in silenzio le piccole vittorie o le deludenti sconfitte?

O ancora, non potrebbe essere proprio l’aspettativa di una risposta o di una reazione a farci sembrare disinteresse un tipo di ascolto completamente diverso da quello che daremmo noi, a impedirci di condividere?

Superato il momento di blocco, superati gli ostacoli ed essendoci rialzati più forti dopo le cadute, giungiamo al momento in cui non sentiamo più il bisogno di misurarci con la nostra forza e capacità di reagire, e di non dimostrare più al resto del mondo quanto ce la possiamo fare anche da soli, senza l’aiuto di nessuno, così iniziamo a sentire dentro di noi, sempre più forte, il desiderio di ritrovare quel piacere nella condivisione e nella manifestazione delle emozioni che avevamo assaggiato molto tempo prima di imbatterci nell’esigenza di crescita solitaria.

A piccoli passi e solo con chi sentiamo davvero vicino a noi, ci apriamo e riscopriamo che le sensazioni provate diventano molto più belle quando le condividiamo perché siamo arrivati al punto di riconoscere l’interessamento sincero da quello distratto o di cortesia, il momento di confronto diventa quindi disponibilità totale alla possibilità di mettersi in discussione e di imparare qualcosa dagli altri così come loro dimostrano di essere altrettanto aperti a imparare qualcosa da noi, scoprendo che le emozioni più pure e profonde costituiscono l’unica ricchezza per cui possiamo ritenerci fortunati e privilegiati. Perché in quel manifestare, raccontare, esprimere, abbiamo legato a noi proprio quell’altro lupo solitario che aspettava solo la nostra apertura per potersi aprire a sua volta.

Quel lupo solitario che si scopre ogni giorno di più ascoltando e condividendo la nostra gioia nel condividere con lui e che a sua volta comprende che se le cose le dice a noi, assumono un sapore infinitamente più intenso e dolce di quando, a fatica, le diceva solo a se stesso.

 

 
Marta Lock