Senza ali e senza rete

Il desiderio di evasione… precede la scoperta dell’esistenza di una piccola parte di noi… che si sente chiusa in gabbia…

Quante volte abbiamo avvertito una netta sensazione di inquietudine alla quale non riuscivamo a dare un senso?

Perché, nonostante in apparenza ci troviamo esattamente dove avevamo scelto di essere e nel punto esatto in cui volevamo arrivare, sentiamo il desiderio di fuggire, di avere di più?

Come mai mettiamo continuamente a tacere quella vocina che torna periodicamente a farsi sentire, pur dichiarandoci consapevoli di essere felici?

Non sarà forse solo l’inquietudine che viene dall’avere ciò che si vuole e perciò avere più tempo per desiderare altro?

Molto spesso nella vita ci capitano eventi, accadimenti, situazioni, nei quali scegliamo in modo assolutamente convinto di voler stare perché ci piacciono, fanno per noi, ci appagano nel momento in cui le scegliamo. In altri casi ciò che desideriamo viene prima della situazione, o della persona, che ci farà desiderare di costruire qualcosa, ponendoci per questo nella condizione di essere talmente aperti e ricettivi nella ricerca, da vedere in chi anche solo parzialmente sembra incarnare quell’ideale, la manifestazione reale del nostro desiderio. Perciò ci tuffiamo soddisfatti in quell’avventura, certi che sarà per sempre; effettivamente lo è per lungo tempo, e noi fluttuiamo sopra la vita, leggeri e appagati, senza farci tante domande bensì semplicemente vivendo in pieno ciò che abbiamo.

Nel primo dei due casi, quello in cui ci siamo letteralmente imbattuti e che abbiamo accolto convinti che fosse l’occasione perfetta, sicuramente un vacillare della solidità raggiunta è molto più improbabile, seppure non impossibile, dunque andiamo avanti spediti senza dubitare mai di ciò che ci rende felici. Tuttavia la vita a volte è strana, il destino dispettoso, il fato beffardo, e, quasi volesse metterci alla prova, ci porta davanti altre situazioni in cui tutte le certezze sembrano svanire e ciò che abbiamo sembra molto inferiore rispetto al nuovo che abbiamo di fronte. A quel punto, davanti a un test tanto duro, possiamo renderci conto di quanto forte sia il legame che ci tiene uniti alla nostra scelta, e capire se siamo di fronte a una fisiologica curva discendente che segna la fine di un qualcosa anche se speravamo durasse per sempre, oppure se la prova sia necessaria a farci di nuovo scegliere, forse ancora più consapevolmente, la situazione o la persona che avevamo deciso avrebbe fatto parte della nostra vita.

Nella seconda ipotesi invece, quella in cui abbiamo agito in base a ciò che volevamo prima ancora di trovare chi ce lo potesse dare vestendo poi chi abbiamo incontrato con panni che erano adattati ma non perfettamente calzanti, è probabile che il senso di appagamento lasci più facilmente il posto a una routine che genera in noi quell’insoddisfazione che facciamo di tutto per non ascoltare. Così ci raccontiamo di essere persone che si annoiano più velocemente di altre, che in fondo ciò che abbiamo è molto di più di ciò che potremmo perdere non avendolo, che possiamo sempre cercare una piccola scappatoia che ci salvi dalla noia e che non facciamo niente di male, in fondo… ma in fondo sappiamo che c’è qualcosa che non va, in fondo sentiamo che c’è una parte di noi che non sta dove vorrebbe stare, che non si sente come si dovrebbe sentire, che ha bisogno di spiccare un volo che non abbiamo il coraggio di iniziare.

Ma quella voce dentro di noi è importante, ci ricorda che non abbiamo il diritto di rendere infelici noi stessi, né la persona che abbiamo scelto, che dobbiamo lasciarci, e lasciarle, la possibilità di trovare qualcosa di più calzante, di più adatto; per noi che non ci faccia venire dubbi o desiderio di fuggire, per l’altro che non debba avere a che fare con qualcuno che sente il bisogno di lasciarsi, di quando in quando, una via di fuga, una divagazione dalla noia con cui non riesce a convivere.

Dovremmo trovare il coraggio di spiccarlo quel volo, pur senza sapere dove ci condurrà, pur dovendo lasciare il rifugio costituito dalla zona di comfort che avevamo costruito, e lanciarci senza ali e senza rete, per poter atterrare prima o poi su un’isola che pensavamo non ci fosse, invece c’è.

 

Marta Lock