Sognatori

E poi ci guardiamo intorno e ammettiamo… che la solitudine è molto meglio del compromesso… forse perché siamo troppo esigenti… o forse perché vogliamo continuare a essere inguaribili sognatori…

Perché a un certo punto della nostra vita decidiamo di preferire la solitudine?

E’ forse paura del confronto la nostra oppure timore di mettere in gioco sentimenti che sono stati delusi e disillusi?

Come mai, nonostante abbiamo provato in passato a costruire dei rapporti, nel presente ci ritroviamo a raccontarci che non siamo più disposti a scendere a compromessi?

La questione è spinosa soprattutto guardando al passato più recente della nostra società che ha subìto una veloce evoluzione di cui la nostra generazione sta prendendo coscienza. Forse è perché siamo nati da genitori in cui era molto forte il concetto del sacrificarsi per la famiglia, pur avendo inevitabilmente notato che è una scelta che molto spesso non ha funzionato; forse perché non apparteniamo a quella categoria di persone che preferisce accomodarsi dentro un porto sicuro, anche se non si sentono completamente felici, piuttosto che correre il rischio di camminare da sole verso un futuro non prestabilito; forse perché non siamo capaci di adeguarci a una finta felicità, o a una felicità a metà, dovendo scendere a troppi compromessi con noi stessi per restare in una situazione in cui non ci sentiamo perfettamente a nostro agio. O forse perché siamo degli inguaribili romantici e aspettiamo che arrivi la metà della mela a prenderci e tirarci via da una solitudine che solo in quel momento si rivela essere stata semplicemente un’attesa.

Eppure vogliamo, con tutti noi stessi, provare a metterci in gioco, incontrare persone, conoscere, confrontarci… ma poi quando rientriamo nel nostro nido, quello sì divenuto il vero porto sicuro della nostra esistenza, ci rendiamo conto che manca quel qualcosa in più che ci aspettiamo di trovare per indurci a scegliere di mettere fine al nostro cammino solitario. Tra l’altro questa chiusura non dipende dall’altro, che magari ha anche fatto di tutto per renderci piacevoli gli incontri, o l’incontro, dimostrandosi una persona con tutte le potenzialità per iniziare una storia. La chiusura dipende da noi, dalla profonda conoscenza di noi stessi, dalla consapevolezza di ciò che abbiamo bisogno di sentire per approfondire il rapporto, dall’aver chiaramente capito cosa non saremmo più in grado di tollerare nella nostra vita e ciò di cui invece abbiamo assoluto bisogno per poter stare davvero bene.

Dunque, a costo di apparire eccessivamente esigenti, di guardare il pelo nell’uovo e di essere troppo selettivi, scegliamo di parlare apertamente e spiegare i perché del nostro non volerci ancora fermare. In altri casi invece, quando si è raggiunta la coscienza di ciò che si desidera davvero ma non ancora la capacità espressiva di riuscire a comunicare candidamente ciò che si vuole o quando per indole caratteriale spiegarsi è complicato, alcune persone scelgono il silenzio, l’allontanamento senza apparente causa, defilandosi e basta. Certo, un comportamento questo decisamente meno rispettoso nei confronti degli altri, ma pur sempre un messaggio chiaro di un’impossibilità più o meno momentanea a legarsi, o di una presa di coscienza che l’altro non rappresenta ciò che stavano aspettando.

Tutto sommato è meglio trovarsi davanti a soggetti che si fermano e cambiano strada, anziché a persone che utilizzano gli altri come traghetti tra ciò a cui si possono adattare per un po’ e ciò verso cui correranno quando troveranno ciò che cercano, ovviando così a una solitudine che fa paura e poco importa se nel frattempo feriscono la sensibilità di chi si trova al loro fianco in quel momento. E’ comunque comun denominatore, tra i sognatori che scelgono la solitudine piuttosto che l’errore, che camminano da soli anziché farsi tenere per mano da chi è già destinato a essere messo da parte non appena ne avranno la possibilità, che corrono il rischio di apparire egoisti pur di non illudere qualcuno che potrebbe mettere fine alla loro solitudine quando sanno in partenza che così non è… è comun denominatore, dicevo, un idealismo che supera il realismo e lo abbatte, un romanticismo che li induce a credere che la persona giusta esista e hanno il coraggio di aspettarla.

E sarà proprio quell’incrollabile fiducia che renderà la solitudine meno pesante, la consapevolezza di ciò di cui abbiamo bisogno meno limitante e il desiderio di mettere fine al percorso solitario più entusiasmante. Fino al giorno in cui i sognatori dimostreranno, a se stessi e al mondo, di aver avuto ragione ad aspettare.

 

Marta Lock