Solo frammenti

La straordinarietà di un attimo… spesso è offuscata dalla nostra errata convinzione… che qualcosa di straordinario debba essere più lungo… di un solo breve attimo…

Per quale motivo ci ostiniamo a volte a vivere nell’illusione che la felicità sia un lungo percorso che accompagna l’intera esistenza?

Come mai, secondo questa convinzione, non riusciamo ad apprezzare fino in fondo gli istanti che si susseguono, per quanto transitori e brevi, e che sono in grado di farci sentire appagamento e realizzazione finché permangono?

Davvero siamo convinti che possa esistere qualcuno la cui vita è stata costantemente straordinaria senza incorrere anche in momenti meno esaltanti, felici o meno sereni?

Durante la fase più delicata della nostra crescita, quella in cui i sogni devono necessariamente fare i conti con la realtà, siamo costantemente sollecitati da tutte le persone che ci stanno intorno e che ci vogliono bene, a prendere atto che la vita è molto meno semplice di quella che era stata fino a poco prima, che l’approccio alle cose deve essere molto più pragmatico, legato a una quotidianità che difficilmente è attinente alle favole, ai mondi ideali di cui ci hanno raccontato da bambini. Ecco dunque che il legame con il sogno, con il ‘e vissero felici e contenti’, si trasforma in un desiderio irrealizzabile, in un’utopia che, proprio in virtù della sua inafferrabilità, si ingrandisce a dismisura divenendo una bolla fantastica all’interno della quale vorremmo vivere, dentro cui vorremmo riporre la nostra parte bambina, quella che credeva che tutto sarebbe stato possibile.

Più la realtà ci costringe a fronteggiare la contingenza, mettendoci faccia a faccia con la brevità degli attimi che si susseguono e dell’alternanza costante tra momenti belli e altri più complessi o meno piacevoli, più quella bolla ideale accresce la sua valenza e si conferma come la chimera inafferrabile che crediamo potrebbe costituire l’unica possibilità di essere davvero felici, appagati, realizzati. Tuttavia, malgrado la nostra caparbietà nell’aggrapparci a quel sogno le cose sembrano sempre sfuggirci di mano, gli episodi che ci fanno sentire alle stelle sono pari o a volte inferiori a quelli in cui invece dobbiamo affrontare circostanze e accadimenti che ci distraggono da quello stato di serenità a cui tendiamo, inducendoci a guardarci allo specchio e a chiederci perché a noi non sia toccato il privilegio di raggiungerlo quel benessere costante a cui tanto aneliamo, perché non possiamo essere noi i protagonisti di una di quelle belle favole che ci hanno raccontato da bambini.

Durante il percorso di conoscenza di noi stessi e di crescita interiore potremmo però avere un inaspettato privilegio, quello di incontrare qualcuno che ci permetta di vedere le cose da un altro punto di vista, differente da quello fino a quel momento percepito come l’unico possibile proprio perché insegnatoci da tutti coloro i quali hanno contribuito alla nostra maturazione, che ci hanno condotti verso l’età adulta; quell’inedita modalità di osservare le cose ci apre a una consapevolezza completamente nuova, quella per cui apprezzare ciò che di bello ci accade, lasciarci cullare da quel momentaneo stato di grazia che ci suscita, ci permette di affrontare con maggiore carica i periodi più complessi, meno positivi, ma anche di considerare con più attenzione e gratitudine quei frammenti di gioia e di piacevolezza che sono, in fondo, quelli in grado di cambiare le nostre giornate, di permetterci di sorridere camminando senza che ce ne rendiamo conto.

Grazie all’incontro con quella particolare persona, che può essere solo un fugace messaggero destinato a scomparire un attimo dopo aver interagito con noi oppure qualcuno destinato a restarci accanto, siamo in grado di ridimensionare quella bolla ideale che avevamo creduto fosse l’unico modo per essere felici e scopriamo quanto possa essere infinitamente più bello riuscire a prenderci il nostro benessere e il nostro appagamento a piccole gocce, giorno dopo giorno.

 

 

Marta Lock