Tutti un po’ matti

Ciò che appare strano a noi…può essere assolutamente normale per un altro…mentre ciò che rientra nel nostro modo di essere…può apparire fuori dalla norma se visto da un’altra angolazione…

Quante volte ci siamo scontrati con i comportamenti strani di qualcuno, che ai nostri occhi apparivano addirittura completamente fuori dalla norma?

In quante occasioni abbiamo notato, e in alcuni casi criticato, particolari abitudini catalogandole come preoccupanti manie?

Di quante persone ci siamo sentiti di dire che erano completamente fuori dai binari?

Ciò su cui invece non abbiamo mai riflettuto è il modo in cui gli altri vedono noi, senza prendere in considerazione quindi la possibilità che anche ciò che per noi è perfettamente normale, può apparire totalmente incomprensibile o ingiustificabile agli occhi di un altro individuo. Perché, a meno che non si abbia a che fare con patologie cliniche ufficialmente riconosciute, in presenza delle quali si entra in un altro campo che non è di competenza dei più, ognuno di noi ha una visione di ciò che appartiene alla normalità, e di ciò che non ne fa parte, del tutto personale.

Quindi potremmo trovarci davanti a chi dà alla parola rispetto un significato completamente diverso, se non quasi opposto, a quello che ha per noi; a chi usa il silenzio come abitudine o regola di vita, non ritenendo una non risposta qualcosa di tanto grave o offensivo, o a chi, al contrario, ne fa una questione di educazione e di buone maniere; a chi dà per scontato che ogni cosa vada fatta secondo i suoi tempi e modi, non preoccupandosi minimamente di rispettare a sua volta quelli della persona con la quale ha a che fare; a chi è abituato a concordare e pianificare ogni minimo dettaglio con largo anticipo, e si destabilizza completamente davanti al minimo intoppo, in netto contrasto con chi, invece, vive nell’improvvisazione più totale perché non sopporta dover programmare neanche una virgola fino all’ultimo momento; per non parlare di coloro che non amano parlare troppo, diametralmente opposti a chi usa le parole anche solo per riempire i silenzi, senza preoccuparsi del contenuto o della sostanza di ciò che sta dicendo.

C’è chi odia sentirsi pressato e anche davanti a una semplice domanda di tipo casuale, si sente invaso nella propria privacy, non facendone a sua volta, destando per questo, negli altri, il sospetto di non nutrire alcun interesse, anche se l’impressione potrebbe non corrispondere affatto a verità, e chi, invece, è abituato a fare domande a raffica, al punto da rasentare l’invadenza, dando l’impressione all’interlocutore di essere sotto interrogatorio; esiste chi non riesce ad assumersi un impegno, sentendosi soffocato da qualunque richiesta vada oltre un lasso di tempo limitatissimo, a meno che non si tratti di qualcosa che lo interessa davvero, salvo poi aver bisogno di circondarsi solo di persone estremamente affidabili e disposte a prendersi impegni anche sulla lunga distanza; scendendo nel quotidiano poi l’elenco delle piccole manie, diverse da individuo a individuo, che sono diventate talmente insite nel nostro comportamento da essere state assorbite nella nostra personalità, potrebbe allungarsi a dismisura.

A questo punto, quindi, cosa è normale e cosa non lo è?

Chi stabilisce cosa rientra negli standard e cosa no?

In realtà ognuno di noi ha una moltitudine di piccole e inconsce manie che, nel corso del tempo, si sono insinuate in maniera talmente profonda nei nostri schemi mentali da essere diventate parte del nostro modo di essere, o di quella che chiamiamo normalità, non perché lo sia a livello universale, bensì perché lo è per noi, diventa parte della nostra vita, dei nostri automatismi, che, nel corso degli anni, divengono le sicurezze delle quali amiamo circondarci, abitudini che determinano il nostro modo di relazionarci con gli altri, senza renderci conto che ciò che può apparire normale per noi, potrebbe non esserlo affatto se visto dall’esterno, così come altrettanto fuori logica può sembrare ciò che per un altro è talmente acquisito da risultare scontato.

Allora forse, dovremmo riconsiderare l’ottica generale e accettare con maggiore tolleranza quelle stranezze e quei comportamenti che ci avevano profondamente infastiditi perché, dal nostro punto di vista, potevano evidenziare una mancanza di rispetto nei nostri confronti, o sembrare assunti ad arte per ferirci o farci un dispetto, oppure talmente strani da farceli apparire fuori luogo, e valutarli come gesti, tic, automatismi, totalmente inconsapevoli riguardo l’effetto che possono avere su un altro individuo.

Allora forse, accettando le stranezze e singolarità degli altri con maggiore larghezza di vedute, capiremmo di dover cercare di avvicinarci a persone che hanno abitudini e atteggiamenti più conformi ai nostri, al punto da indurci a definirli normali, ma che, a guardare bene, sono semplicemente portatori sani delle nostre identiche stranezze e schiavi delle nostre stesse piccole manie…perché forse, in fondo, la normalità sta nel trovare qualcuno la cui pazzia vada perfettamente d’accordo con la nostra.

 
Marta Lock